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Peter Iurilli: “La Ferrari negli Usa è un mito ma deve restare italiana”

Montezemolo, la Ferrari che potrebbe diventare “americana”. A Castellana Grotte c’è un ferrarista davvero DOC che vive con sofferenza questi momenti: è Peter Iurilli, 83 anni, di cui 50 trascorsi negli Stati Uniti – tra New York e Los Angeles – dove a 27 approdò alla ricerca di lavoro (la sua vita l’ha raccontata nel libro “Storie americane. Un pugliese in USA”). Provetto meccanico, divenne ricercatissimo soprattutto dalle star di Hollywood che volevano affidare solo alle sue cure  le Rosse che negli States sono un autentico “cult”. In poco tempo è arrivato a dare del tu ad una clientela costituita da personaggi come Steve Mc Queen, Clint Eastwood o addirittura Ronald Reagan ma ha contribuito come preparatore a esaltanti vittorie, come quella di Paul Newman alla 24 Ore di Daytona.  E’ tornato in Italia, nella sua Castellana Grotte, dove ha fondato la Scuderia Ferrari Club da aprile affidata a Leo Paglialunga. “Sono molto rammaricato per questo momento-no della Ferrari, – dice – per Alonso che merita di vincere altri mondiali e per questa F1 in generale. Le nuove regole hanno avvantaggiato la Mercedes e poi non c’è più nemmeno l’emozione del rumore, magari di un 12 cilindri…”.

Ma ha ragione Marchionne a voler fare a meno di Montezemolo?

La verità è che manca la macchina. I problemi si risolvono in officina ma mancano tecnici valenti. Prima avevano Ross Brawn che faceva miracoli ma l’hanno lasciato andar via. Domenicali non ha grandi colpe ma è stato un po’ ingenuo in alcune occasioni.

 

Insisto: e Montezemolo?

Ok, penso sia giusto che vada. Avrebbe dovuto farlo già tre o quattro anni fa. Negli ultimi tempi si è dedicato poco alla causa nè sono stati scelti gli uomini giusti. Troppi incarichi e poca frequentazione del reparto corse. Ci voleva più impegno e invece si è cullato della potenza del marchio Ferrari mentre la concorrenza progrediva. Mi chiedo però: Marchionne ha l’uomo giusto al suo posto? Questo è il problema.

 

Come si sarebbe comportato il Drake in questi frangenti?

Lui prendeva sempre i migliori, per cui ora avrebbe licenziato tutti.

 

Lei è mezzo americano: sarebbe contento se il baricentro del Cavallino passasse da Maranello a New York?

Ho paura di questa eventualità, spero non accada: Enzo Ferrari si rivolterebbe nella tomba.

 

Cosa rappresenta la Ferrari negli Stati Uniti, per un americano?

E’ un mito. E’ la macchina sportiva numero 1 al mondo per bellezza e tecnologia. Niente a che vedere con le loro Dodge o Corvette. Io ho conosciuto tante persone famose, tra gli altri Albert Broccoli (il produttore dei film di 007, ndr), Donald O’ Connor (protagonista del film “Francis il mulo parlante”, ndr): tutti con una passione smisurata per la Ferrari. Non c’era altra macchina per loro.

 

Adriano Cisario

 

 


Pubblicato il 11 Settembre 2014

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