Piano di Sviluppo Rurale, 120 milioni di euro bloccati e nessuno si muove
E’ ancora bufera sui bandi dell’ambizioso Piano di Sviluppo Rurale della Regione Puglia, che per Nino Marmo, già assessore pugliese all’Agricoltura con le giunte di centrodestra, ha un’unica possibilità di ripresa. E cioè una rapidissima ‘rimodulazione tra le misure’. In effetti il dato vero riscontrato da tutti gli agricoltori della Regione e’ che i bandi-Psr sono fermi e non si erogano i fondi, con la macchina amministrativa altrettanto inceppata e inefficiente, come comprende chi si avventurasse negli uffici regionali sul lungomare, oramai senza funzionari e dirigenti, praticamente deserti e fermi. Il capogruppo di Forza Italia nel Consiglio Marmo, parlando ieri a Bari con i giornalisti in conferenza stampa del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Puglia, alla presenza dei colleghi consiglieri Giandiego Gatta, Domenico Damascelli e Francesca Franzoso, non ha avuto parole di miele. “Dopo mesi di distrazione colpevole non si rendono conto – ha spiegato il forzista – di essere fuori tempo massimo e che i loro ritardi oggi si ripercuotono inevitabilmente sul settore agricolo”. “La grande questione resta – secondo Marmo – l’incapacita’ di gestione della Giunta Regionale di Michele Emiliano. La tanto declamata riorganizzazione dei settori della Regione con il modello ‘Maia’ l’ha di fatto bloccata ed oggi l’assessorato e’ sguarnito di tecnici, dirigenti e funzionari”. Tuttavia Marmo ha indicato una possibile soluzione nella rimodulazione dei finanziamenti. “Le risorse finanziarie indicativamente appostate su ogni misura e poi sui relativi bandi non sono ancora ‘impegnate’ e – ha sottolineato ancora l’ex assessore – non essendo giuridicamente vincolanti si possono rimodulare in maniera equilibrata, essendo impossibile caricare tutto su talune misure a discapito di altre, come chiesto da alcune associazioni agricole”. Per Marmo “l’unica possibilita’ e’ data da una rapidissima rimodulazione tra le misure, compiuta con il Comitato di Sorveglianza e con il consenso del Partenariato. Fermo restando che alla fine l’ultima parola spetta sempre a Bruxelles”. “Grave invece sarebbe attribuire al Consiglio Regionale la competenza e la responsabilità della riprogrammazione buttandola – ha concluso il forzista – in politica per far credere che tutti sono colpevoli”. Anche la Coldiretti Puglia ieri è intervenuta sulla spesa relativa al Psr, praticamente bloccata. “A distanza di 4 anni dall’avvio del Psr la spesa sulla misura degli investimenti risulta bloccata e la Puglia sta perdendo competitività”, ha rimarcato il presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, in una nota sul Programma di Sviluppo Rurale della Regione, Anche lui ha spiegato che “sono bloccati da ben due anni i primi 120 milioni di euro per bandi pubblicati nel lontano 2016. “Quanto sta accadendo sul Psr in Puglia e’ la dimostrazione – secondo il rappresentante della Confederazione pugliese – della paralisi in cui versa la macchina amministrativa dell’Assessorato all’Agricoltura”. Nella nota la Coldiretti sottolinea che “e’ lunga la lista di imprese agricole che hanno anticipato investimenti per l’acquisto di macchinari, strumenti, realizzazione di serre, prefabbricati, impianti irrigui e che a distanza di 2 anni non hanno potuto neppure perfezionare le pratiche di finanziamento e chissà quando potranno avere le risorse utili all’innovazione e allo sviluppo”. Su questa base Angelo Corsetti, Direttore della Coldiretti Puglia, ha chiesto invece di “recuperare le risorse dalle misure improduttive e, soprattutto, dai Gal (Gruppi di azione locale) che non possono essere in questo scenario la priorità per nessuno. Per finanziare i progetti presentati dai 5mila giovani e dalle 3100 aziende che vogliono investire servono risorse”. “Se la Regione destinasse una percentuale massima di risorse pari al 5% (percentuale minima imposta dall’Ue), come richiesto da Coldiretti, sarebbero liberati circa 80 milioni di euro, da poter destinare alla Misura giovani. Ciò consentirebbe – conclude Corsetti – l’ingresso in agricoltura di circa 1.500 giovani in più, dando risposte a parte dei 4mila giovani oggi esclusi dal Piano”.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 23 Marzo 2018