Piano olivicolo, dalla Puglia un appello a far presto
Si è tenuto ieri nel capoluogo pugliese il convegno organizzato da Oliveti Terra di Bari, Cno (Consorzio nazionale olivicoltori) e Cia (Confederazione italiana agricoltori) per discutere del futuro dell’olivicoltura italiana in quella che a livello nazionale è considerata una delle zone più olivetate d’Italia per il numero di piante d’ulivo presenti su tutto il territorio della provincia di Bari, ma sicuramente anche la più bistrattata per i prezzi praticati, sia all’ingrosso che al dettaglio, nella commercializzazione dell’olio extra vergine di oliva di qualità. L’incontro, oltre ai vertici degli enti organizzatori, ha registrato la presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Leonardo Di Gioia, che è anche coordinatore nella Conferenza delle Regioni della omonima commissione di settore; dell’onorevole foggiana Colomba Mongiello (Pd), componente della commissione Agricoltura di Montecitorio e vice presidente della speciale commissione parlamentare anticontraffazioni; il senatore salentino Dario Stefano (Sel), in passato per quasi un quinquennio responsabile pugliese all’Agricoltura ai tempi del governatore Nichi Vendola; e l’eurodeputato Paolo De Castro (Pd), componente e capogruppo in commissione Agricoltura e sviluppo rurale dell’europarlamento. L’assessore Di Gioia, parlando in occasione di questo convegno sul futuro dell’olivicoltura, con riferimento alle paventate lamentele sull’esiguità finanziarie del primo Piano olivicolo nazionale recentemente varato dal ministro Maurizio Martina (Pd) ha dichiarato: “Non mi preoccupo della dotazione finanziaria di 32 milioni di euro del Piano olivicolo nazionale, perché le altre risorse sono all’interno dei Piani di Sviluppo rurale” . Infatti, secondo Di Gioia, il Piano olivicolo nazionale rappresenta “finalmente” una possibilità di “coordinamento tra le Regioni, una visione strategica del comparto ed un’opportunità per quanti vogliano investire sulla qualità dei prodotti”. Una perplessità critica al riguardo è stata invece esposta dal senatore pugliese di Sel, Stefano, che ha commentato: “Intanto è necessario che il Piano si tramuti da una buona intenzione ad opportunità concreta, e quindi che i provvedimenti attuativi vengano realizzati recuperando un ritardo abissale”. Mentre per l’onorevole Mongiello la questione di fondo è un’altra. Infatti, secondo l’esponente Pd in commissione Agricoltura, “il tema è fare presto e bene, dopo la ripartizione dei fondi”. “Il Piano, – ha spiegato infatti Mongiello – nato dall’ esigenza di rafforzare la qualità, la commercializzazione e la promozione dell’olio italiano, punta anche ad aumentarne la produzione”. Per cui, ha sottolineato inoltre la vice presidente della commissione antisofisticazioni, “non possiamo perdere questa occasione e spetta anche alla Regioni muoversi con la predisposizioni dei piani olivicoli regionali legati ai Psr (ndr- Piani di sviluppo rurale)”. Sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda di Mongiello sul Piano olivicolo è stato l’intervento dell’eurodeputato De Castro, ministro dell’Agricoltura nell’ex governo Prodi, che in conclusione del convegno ha dichiarato: “E’ un Piano (ndr – quello del ministra Martina) che mette assieme le azioni sparse tra imprenditori e regioni, che finalmente fa ordine”. Infatti, per De Castro, “abbiamo tantissima richiesta (ndr – di olio extra vergine di qualità) dai mercati e purtroppo scontiamo ancora le difficoltà organizzative dei nostri produttori, che continuano a produrre troppo olio di bassa qualità e non imbottigliato a fronte di un
mercato, in cui esportiamo per 1 miliardo di euro, che assorbe un prodotto non del tutto nostro”. “Su questo – ha terminato De Castro – occorre l’impegno della associazioni che, grazie al Piano olivicolo, possono rilanciare il sistema organizzato dell’olivicoltura nazionale, valorizzando la produzione nostrana”. In definitiva, il convegno barese di Cno e Cia fa eco a quanti ritengono soddisfacente l’impegno del governo per il comparto olivicolo nazionale, nonostante i tanti “schiaffi” finora ricevuti dalla Ue soprattutto con la recente autorizzazione all’incremento delle importazioni senza dazio di olio d’oliva da un Paese extracomunitario, qual è la Tunisia, per motivi di “solidarietà” economica e politica nei confronti della frontaliera nazione Nordafricana. Una solidarietà della Ue fatta evidentemente, e soprattutto, a spese dei produttori olivicoli ed oleari italiani, in particolare pugliesi, che ancora una volta si sono visti costretti a subire decisioni fortemente penalizzanti per il reddito legato all’attività olivicola, senza alcuna concreta contromisura od indennizzo per le contrazioni di prezzo, che inevitabilmente tale decisione causa sul mercato per la produzione nostrana. Ed a livello governativo, pur cambiando i suonatori, per il comparto agricolo, ed olivicolo in particolare, la musica è sempre la stessa. Ossia, elargire in maniera sempre più esigua le poche risorse ormai disponibili, per accontentare associazioni ed organizzazioni di categoria, che anziché far sentire le grida di protesta dei produttori, e quindi fare “politica sindacale” per gli effetti interessi della categoria, sono invece sempre più impegnate a gestire le “briciole” che Ue e governo mettono a loro disposizione, per tacitare un comparto in cui ormai a prevalere non sono più gli interessi degli operatori agricoli che in esso rischiano lavoro e capitali (cimentandosi su un mercato spesso condizionato dai giochi di potere di una politica completamente asservita ad altri settori), ma quelli degli apparati “burocratico- sindacali” che ruotano intorno ad esso. Usque tandem?
Giuseppe Palella
Pubblicato il 24 Maggio 2016