Cronaca

Piccoli delinquenti crescono: fronte unico contro le ‘baby-gang’

Piccoli delinquenti crescono e diventano sempre più tracotanti e violenti nella nostra regione: a Bari il mese scorso due 17enni sono stati aggrediti al Parco Rossani, un 21enne picchiato per aver difeso una ragazza e al San Paolo i residenti e soprattutto le donne vengono terrorizzati dalle ormai temutissime ‘baby gang’. Nel Leccese nei mesi scorsi le gang giovanili hanno terrorizzato e aggredito coetanei, ma anche bambini e anziani indifesi nelle strade del centro. E a Foggia? Una banda di minorenni ha molestato una ragazza e picchiato il padre, mentre alla Provincia Andria/Barletta/Trani sono stati identificati una quindicina di minorenni dopo istanze e segnalazioni dei residenti. Insomma è chiaro che il fenomeno “baby-gang” è in crescita in Puglia e lo rileva una ricerca pubblicata a ottobre 2022 e condotta su giovani adolescenti tra i 15 e i 17 anni e i 18 e i 24 anni in tutta Italia, dall’Università Cattolica di Milano, di Bologna e Perugia in collaborazione col Dipartimento per la Giustizia Minorile e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. Il presidente della Commissione d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, Renato Perrini, ha proposto una seduta ad hoc per affrontare il fenomeno. “I Carabinieri della Puglia negli ultimi 5 anni, infatti, hanno registrato un aumento delle denunce nella provincia di Lecce e un dato stabile nelle province di Bari, BAT e Foggia. Per la Polizia, invece, è la provincia di Foggia a subire le conseguenze di un aumento delle baby gang. Mentre, per le province di Taranto e Brindisi non sono stati riportati dati rilevanti. L’analisi ha evidenziato che le baby gang possono avere una connotazione più criminale o meno, ovvero essere minori inseriti in un contesto delinquenziale (furti e/o rapine in esercizi commerciali o in pubblica via, spaccio di stupefacenti, estorsioni, atti vandalici, reati gravi contro la persona, possesso di esplosivi e non si escludono i legami con i membri di organizzazioni di stampo mafioso) o in quello di un’attività di bullismo (risse, percosse, lesioni, furti in pubblica via a danno di coetanei, minacce con armi da taglio e violenza sessuale). per la crescente efferatezza e violenza gratuita, e l’appartenenza a classi sociali diverse. Inoltre -continua Perrini – i due gruppi sono identificabili secondo modalità diverse: i bulli per la loro attività sui social network con lo scopo di diffondere in rete le proprie azioni come atto di sfida e autoaffermazione e i ‘delinquenti’, meno propensi a pubblicizzarsi, sono identificabili per la ripetitività dei reati commessi”. Ma torniamo alle ricerche degli istituti specializzati, in grado di evidenziare i fattori che influenzano la nascita delle gang giovanili: assenza o problematicità di rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche e quindi la conseguente ricerca di modelli di riferimento all’interno di un gruppo che favorisce i processi emulativi e i meccanismi di reciproco sostegno, incoraggiamento e deresponsabilizzazione per le azioni criminali; il disagio socioeconomico. Ma anche abbandono scolastico, assenza di stimoli e di ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo e perfino il crescente utilizzo dei ‘social’ con l’aumento del cyberbullismo. “Come presidente della Commissione di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia -la conclusione del consigliere Perrini – ritengo che siano necessari azioni e interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirati allo sviluppo di percorsi di prevenzione della devianza minorile, nonché di educazione alla legalità che disinnescano l’avvio di percorsi criminali. Per questo ho voluto dedicare una seduta della Commissione per audire il direttore del Centro giustizia minorile della Puglia, i direttori degli uffici dei servizi sociali minorili provinciali, i presidenti dei Tribunali per minorenni, i Procuratori della Repubblica presso i Tribunali per minorenni, i dirigenti di Prefetture e Questure”. Bene, commissioni d’inchiesta e tavoli possono riprendere le loro strade, ma forse al tempo di convegni e percentuali si deve sostituire quello delle decisioni sul campo per combattere adeguatamente il pericolo costituito dalle troppe bande di giovani e minorenni violenti in Puglia.

Francesco De Martino


Pubblicato il 28 Gennaio 2023

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