Cultura e Spettacoli

Piccoli draghi di Puglia

Detto ‘mediterraneo’, il Chamaeleo chamaeleon è diffuso, oltre che in Nord Africa, in Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Italia e Grecia) e in Asia occidentale (Turchia, Siria, Libano, Israele e Giordania). Si ritiene che in origine la specie fosse endemica solo del lungo areale che si estende dal Marocco alla Turchia. Non potendo varcare il mare all’altezza di Gibilterra e dei Dardanelli, quel tipo di camaleonte dovette essere involontariamente introdotto dall’uomo in Europa (si pensi al non improbabile caso di bestiole lunghe non più di diciassette centimetri e rifugiatesi nelle nicchie di alberi abbattuti dall’altra parte del Mediterraneo). In questo modo i camaleonti possono aver fatto la loro apparizione anche sulle coste dell’alto Adriatico come del mar Ligure, dove però non sopravvissero non tollerando i rigori invernali di quelle terre. Invece nella penisola iberica, in Grecia e nel Mezzogiorno d’Italia il Chamaeleo riuscì ad acclimatarsi al punto da diventare stanziale. Ma quando ciò avvenne, migliaia o decine d’anni fa? Nel Salento il camaleonte è stato segnalato ufficialmente solo nel 1987. Ricerche successive hanno portato all’individuazione di un’areale di un migliaio di chilometri quadrati, grosso modo corrispondente alla Terra d’Arneo, quella parte della penisola compresa lungo la costa ionica fra San Pietro in Bevagna e Torre dell’Inserraglio, mentre nell’entroterra si estende fino a Manduria, Veglie e Nardò. Un’introduzione recente allora? Ma i contadini del posto interrogati in proposito dagli studiosi già risposero che quell’animale era conosciuto lì “da sempre” e col nome in lingua griko di ‘dracuddhu’, ovvero piccolo drago. Un animale senza fortuna dal momento che veniva regolarmente scacciato o ucciso, in coerenza col rapporto sempre sofferto che intercorre tra i salentini e certi animali dall’aspetto ‘mostruoso’, come aracnidi e rettili, due specie ritenute responsabili di morsi rovinosi e contro i cui guasti – fascinazione, malinconia o bisogno irrefrenabile di danzare – l’unico rimedio era il ricorso al culto di San Paolo a Galatina (tuttavia, grazie ad un’informazione più corretta, si registra oggi una diversa sensibilità della gente delle campagne verso i pochi esemplari di camaleonte in circolazione). In conclusione il camaleonte, giunto da noi ‘per caso’ in tempi remotissimi si è subito ambientato divenendo stanziale tra le macchie dell’Arneo. E se solo in tempi recenti la Scienza lo ha riconosciuto ciò si deve alla straordinaria capacità di mimetizzarsi che questo rettile possiede. Una capacità a cui il ‘selvatico’ Salento di ieri offriva il destro ben più di quello antropizzato e commerciale di oggi.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 14 Settembre 2017

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