Piccoli guai di un ex astronauta
Cinquantaquattro anni fa Neil Armstrong, primo uomo nella Storia, posava il piede sul suolo lunare (sempre che...)
Il 21 luglio 1969 Neil Armstrong ‘avrebbe’, primo uomo nella storia, posato il piede sulla luna e pronunciato la famosa frase. Ci si aspettava che al rientro da quella impresa la carriera di questo astronauta dovesse conoscere un’impennata nell’ente spaziale statunitense. Così non fu. Benché avesse solo trentanove anni, Armstrong, poco tempo dopo la missione lunare annunciò pubblicamente di non avere più intenzione di volare nello spazio. La Nasa non riuscì a trattenerlo e dal 1971 Armstrong si dedicò a tutt’altro (ma fece parte delle commissioni d’indagini per l’incidente dell’Apollo 13 e per il disastro dello Space Shuttle Challenger). Fu insegnante, lavorò come portavoce presso numerose imprese finanziarie, fece parte dei consigli di amministrazione di altre imprese impegnate nel campo dell’innovazione tecnologica, respinse più di un’offerta di candidatura sia da parte dei democratici che da parte dei repubblicani… I complottisti legano questa ‘irrequietezza’ al peso della presunta Grande Bugia che su quest’uomo avrebbe gravato più che su qualunque altro. Vero o falso, è singolare come dopo l’uscita dalla Nasa anche la vita privata di quest’uomo abbia risentito di ‘qualcosa’ affollandosi di eventi negativi. Elenchiamo i più sapidi. Nell’autunno del 1979, mentre stava lavorando nella sua fattoria vicino a Lebanon, in Ohio, andò incontro a un incidente : nel saltare giù dal trattore, la fede che portava al dito si incastrò in una delle ruote, strappandogli via l’ultima falange dall’anulare. Recuperata l’estremità strappata dal dito, l’ex astronauta la pose nel ghiaccio e si recò all’ospedale ebraico di Louisville, in Kentucky, dove, grazie a un intervento chirurgico, gli fu riattaccata. Nel 1994 Armstrong incominciò a rifiutare qualunque richiesta di autografi poiché si era accorto che molti oggetti da lui firmati erano venduti a cifre esorbitanti ; addirittura aveva preso vita un mercato del falso in proposito. Nel 1994 fece causa alla Hallmark Cards dopo che quella società, senza nessun permesso, aveva utilizzato il suo nome e la famosa frase pronunciata al momento dello sbarco. La causa si concluse con un accordo privato per una cifra mai resa nota, che Armstrong donò alla Purdue University. Nel maggio del 2005 Armstrong fece causa al suo barbiere di fiducia da 20 anni, Marx Sizemore, che aveva venduto un po’ di suoi capelli a un collezionista per la cifra di 3.000 dollari senza che il suo cliente ne sapesse nulla o avesse dato il permesso di farlo. Armstrong minacciò di proseguire l’azione legale a meno che il barbiere non gli avesse restituito i capelli o avesse donato il ricavato della vendita a un’associazione di beneficenza. Sizemore, che non poteva ovviamente riavere i capelli dall’acquirente, donò dunque i soldi all’American Cancer Society. Neil Armstrong si è spento a Concinnati il 25 agosto del 2012.
Italo Interesse
Pubblicato il 21 Luglio 2023