Cultura e Spettacoli

Pico e Poliziano, le morti sospette

Oggi lo chiamerebbero un ‘mentatlèta’, ovvero un agonista del pensiero, uno di quegli individui straordinari che periodicamente, anche a livello mondiale, si sfidano a chi entro un certo numero di minuti memorizza più numeri o parole. Al tempo suo era ‘semplicemente’ l’uomo dalla memoria prodigiosa. Giovanni Pico della Mirandola, del quale ricorre oggi il 522esimo anniversario della morte prematuramente avvenuta a Firenze, era nato a Mirandola, vicino Modena, il 24 febbraio 1463. Umanista e filosofo, Pico manifestò grandi doti anche in campo matematico. Si attribuisce proprio a questa capacità la messa a punto di un ‘metodo’ volto ad esaltare un già sbalorditivo dono di natura. Si dice conoscesse a memoria tutte le opere su cui aveva fondato la sua cultura enciclopedica e che addirittura  sapesse recitare la Divina Comedia al contrario, partendo dall’ultimo verso. La straordinaria capacità di ricordare non è il solo mistero che riguarda la figura di Pico. Ce n’è un altro e riguarda la sua morte. Pico della Mirandola morì il 17 novembre 1994, a soli 31 anni. Fu sepolto nel cimitero dei Domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute nel 1933 accanto a quelle di un suo grande amico, Angelo Ambrogini, detto Poliziano, grande poeta, umanista e filologo morto cinquanta giorni prima di Pico. Recenti indagini di antropologia ossea condotte a Ravenna dall’equipe del prof. Giorgio Gruppioni dell’Università di Bologna hanno riscontrato elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle spoglie dei due umanisti. Furono avvelenati, e dalla stessa mano? Si è parlato di Piero de’ Medici, detto Piero il Fauto, figlio primogenito di Lorenzo il Magnifico, del quale Pico era stato precettore. Movente : l’odio politico. Nel suo ‘Marguerite des enragés’ lo scrittore francese Jean-Claude Lattes avanza invece l’idea che Pico e Poliziano potrebbero essere stati vittime di una trama tessuto da Marsilio Ficino, un altro noto umanista di quel tempo. Il movente questa volta andrebbe ricercato nell’invidia personale e nell’accusa di stregoneria e negromanzia rivoltagli proprio da Pico e Poliziano. Silvano Viceti non esclude un altro mandante : Papa Alessandro VI, il Borgia, nemico giurato del Savonarola, di cui Pico e Poliziano sarebbero stati sostenitori. Ma così fosse, che ragione avrebbe avuto l’acceso predicatore ferrarese  di accennare durante una predica che l’anima di Pico non era potuta volare in Paradiso a causa di peccati inconfessabili? La vaga indicazione del frate, una volta presa consistenza sulle bocche sempre fantasiose dei popolani, assunse una fisionomia a carattere omosessuale : Pico della Mirandola aveva  una storia d’amore con Girolamo Benivieni, poeta e autore sopratutto di poemi religiosi…

Italo Interesse


Pubblicato il 17 Novembre 2016

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