Cultura e Spettacoli

“Pietà” per gli stolti ?

Chi sono gli stolti ? Qualsiasi dizionario ci confermerà che stolti sono coloro i quali dimostrano scarsa avvedutezza e intelligenza; sono, parimenti, coloro ai quali manca discernimento e si comportano in modo insensato. Pertanto non ci attinge la “pietà” nei  confronti degli stolti, ma la immedicabile “pena”. Cos’è, infatti, la “pietà” ? Come altra volta abbiamo Detto e Scritto, ché molte parole della Lingua Italiana hanno la loro nobile scaturigine nella Lingua Latina, è ad Essa che dobbiamo rifarci per comprendere il vero, autentico significato di esse, che può farsi mentore del nostro agire e del nostro agli altri relazionarci. Guardare all’Origine Latina delle parole in Lingua Italiana, quindi, deve essere per noi un ineludibile Impegno Etico! Il sostantivo italiano “pietà” deriva dall’omologo sostantivo latino ”pietas” che significa “atteggiamento di totale devozione nei riguardi degli dei, dei genitori, dei morti”. Un significato, dunque, che sintetizza l‘insieme dei valori fondamentali della tradizione romana, del “mos maiorum” che augusto imponeva ai suoi portavoce, Virgilio, Orazio, di riprendere ed esaltare nelle loro Opere. Enea dell’ ”Eneide” virgiliana viene soprannominato il “pius”, non ché fosse buono, misericordioso, “sed”  ché era, particolarmente, devoto agli dei, rispettava il valore dell’unità famigliare sì che, fuggendo da troia, si faceva carico sia del figlio, sia del padre anchise. In enea la “pietas” consisteva nell’ossequio, nella deferenza alla famiglia, alla patria, alla religione. La “pietà” non ha attinenza alcuna con la “misericordia”, ”sentimento di compassione che si prova dinanzi alle sofferenze altrui”, né con la “pena” che caratterizza il dispregio che noi nutriamo nei riguardi dei “minus habentes”, di coloro che in modo scriteriato, sventato, sconsiderato mettono a repentaglio la loro vita e, talvolta, progetti, iniziative, spedizioni (di guerra), ai quali lavoravano, si preparavano da lunga pezza. Seneca  ne “L’Ira” ci fornisce un classico esempio di stoltezza, di mancanza di perspicacia, di intelligenza (non è intelligente chi non capisce dal Lat. “intelligere”), di chi non sa leggere le opportunità, le occasioni, gli episodi che sono i momenti migliori per portare a termine un’impresa di guerra, soprattutto. Seneca racconta che ciro si adirò con il fiume “cinde” ché, abbondantemente fluente, ostacolava il guado ai cavalli, che trainavano il carro reale, e al suo esercito. Allora, ciro rimandò i preparativi per espugnare, favorevolmente, babilonia e spostò la sua attenzione, impegno alla costruzione di canali e cavità affinché il fiume si disperdesse, rimanendo a secco, in diverse acque fluenti. Distratto dai lavori utili (???) a prosciugare il fiume, ciro perse sia le favorevoli opportunità per sconfiggere i babilonesi sia l’ardore dei suoi soldati. Seneca, amaramente, conclude che ciro condusse la guerra anziché contro i babilonesi, contro il fiume. Non appelleremo o appelleremmo ciro stolto e degno solo di spregio, di ingiuriosa commiserazione, pena da parte nostra ? Abbiamo preso “alla larga” il nostro Discorso, ché Ci piange, umanamente, il cuore dover Confessare la nostra assoluta Indifferenza nei riguardi di coloro che in questi giorni in diverse località sciistiche hanno, proprio, voluto farsi travolgere da valanghe, slavine, sciando fuori pista, nonostante i reiterati appelli  dei media cartacei e televisivi a non mettere a dura prova la ”pazienza” della Natura. Altresì,  Confidiamo, Sveliamo, Riferiamo, Riveliamo Freddezza, Disinteresse, Apatia, Noncuranza, Imperturbabilità, Impassibilità nei riguardi di coloro che, ad onta delle rifatte, ripetute, rinnovate, replicate raccomandazioni (talvolta, con leggerezza goliardica. Un buontempone ha “taggato” sulla sua pagina “facebook” la foto di una bella fanciulla che proclama : ”Io dico NO ai botti… Sì alle bottarelle. Buon anno 2014 a tutti”)  a non scherzare con i pericolosissimi botti, prodotti a  mo’ di autentiche bombe, hanno, proprio, voluto farsi, sia pure parzialmente, annientare da essi. Stamane i quotidiani cibernetici e non solo si sono trasformati in bollettini di cruenta scemenza non bellica e abbiamo letto (Citiamo a braccio) ”4 bimbi perdono la mano; oltre 360 interventi a roma, di cui sette gravi; un uomo nella capitale ha perso un arto; oltre cinquanta feriti a napoli; a bari sei feriti, di cui due rischiano la vista, ecc., ecc., ecc”. Inoltre, non sono, forse, imbecilli coloro che praticano gli sport estremi (Ribadiamo la citazione a braccio) tra i quali l’automobilismo e il motociclismo ? Lo sport è l’agonismo tra il Corpo dell’Atleta e le possibilità limitate ma, ognora, migliorabili di esso, non tra il pilota e le possibilità delle sue protesi meccaniche, tecnologiche, sempre migliorabili da parte della congrega di tecnici che s’affannano nei box. Non meritano l’attenzione ”lacrimosa” che, ipocritamente, elargiscono loro i fan, coloro che per il piatto di lenticchie di un contratto miliardario estinguono la sete di sangue della plebaglia che, duemila anni fa, assiepata sulle gradinate del colosseo, spostava sul fantoccino in calzari e macete e scudo, oggi, posando il culo su quelle di un velodromo, sposta su un pirla in tuta e casco le frustrazioni che vorrebbe vedere spente nella carne dei tiranni di turno. E, stronzamente, dementi sono pure coloro che eiaculano libidine,  spingendo una quattro ruote o due ruote a sconsiderata velocità per le pubbliche strade ad uso della loro follia. Un nostro lontano ex conoscente, fisicamente lontano di mille chilometri, Culturalmente, Spiritualmente lontano, invece, anni luce, CI sbatteva, continuamente, in faccia che NOI non avevamo idea di cosa fosse l’ebbrezza della velocità su una moto lanciata a oltre 300 chilometri l’ora e NOI, di rimando, gli contestavamo che egli non conoscesse il Brivido del Verso di Dante: ”La bocca mi baciò tutto tremante”. Aveva letto, nella sua scolastica frequenza di un liceo, quel Verso, ma non Ne aveva Contemplata la Bellezza, tutto preso dall’ operare il mercimonio piccolo – borghese tra il possesso di un Verso di Dante e una promozione rubata alla, ormai, permissiva istituzione scolastica.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroretino38@alice.it         


Pubblicato il 3 Gennaio 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio