Cronaca

Ping pong di comunicati al vetriolo tra Schittulli e il suo ex pupillo Bellomo

Un vero e proprio “ping pong” a colpi di comunicati stampa e post su Facebook quello in atto tra il fondatore e leader del ‘Movimento politico Schittulli’, l’omonimo e noto oncologo barese Francesco Schittulli per l’appunto, ed il suo ex braccio destro nel partito, Davide Bellomo, non riconfermato nell’Aula di via Capruzzi alle scorse regionali, nonostante un risultato personale che lo ha portato a sfiorare nella circoscrizione di Bari le ottomila preferenze e ad essere così, nelle fila dell’opposizione, uno dei tre o quattro candidati più suffragati della regione. Infatti, l’idillio politico tra Schittulli e Bellomo, nato nel 2009 al tempo della candidatura e della successiva elezione a presidente della Provincia di Bari dell’oncologo, si è irrimediabilmente incrinato subito dopo l’insuccesso registrato dal Mps e dalla candidatura a presidente della Regione del suo leader alle elezioni di fine maggio, ma forse ancor più per la mancata rielezione in consiglio di Bellomo, che ha perso l’opportunità di accaparrarsi l’unico seggio conquistato in provincia di Bari dalla lista di “Area popolare” costituita in Puglia dall’alleanza tra MpS ed Ncd di Angelino Alfano. Infatti, a scippare a Bellomo il posto in consiglio regionale è stato un candidato di Ncd, Gianni Stea, vicino al sottosegretario al Lavoro del governo Renzi, Massimo Cassano, che soltanto nella città di Bari è riuscito a convogliare sul proprio candidato alla Regione circa 5000 mila preferenze; mentre in tutti gli altri 40 Comuni della provincia Stea ha ottenuto poco più di 3000 voti. Risultati, questi, che però sono stati sufficienti a far eleggere alla Regione l’ex sindaco di centrodestra di Adelfia, Stea per l’appunto, che nel suo Comune non è riuscito invece ad ottenere oltre un paio di cento voti. Elezione, quella di Stea, scattata anche perché Schittulli, da candidato presidente della coalizione di centrodestra restata – come è noto – orfana di Forza Italia, non è riuscito neppure a classificarsi al secondo posto e, quindi, ad aver diritto al seggio in consiglio regionale. Seggio che, se Schittulli fosse arrivato secondo e non terzo, dietro la candidata presidente del M5S, sarebbe verosimilmente stato strappato a Stea, perché il leader del Mps avrebbe quasi sicuramente optato per l’assegnazione del proprio seggio in quota alla circoscrizione barese. E, quindi, precludendo l’ingresso in consiglio regionale a Stea che non era un candidato del MpS. Quindi, la mancata riconferma di Bellomo è stato è stato evidentemente un doppio insuccesso per il Movimento politico dell’ex presidente della Provincia di Bari, che ora si è visto abbandonare anche dall’esponente più autorevole e rappresentativo che aveva annoverato fino allo scorso maggio a livello regionale. Un divorzio non senza strascichi polemici, considerato che da entrambe le parti non si perde occasione, da un lato, per minimizzare l’abbandono di Bellomo (anzi lo si descrive quasi come un fatto salutistico per il Movimento) e, dall’altro, per motivare l’uscita in conseguenza del fallimento del progetto politico condiviso e perseguito per sei anni sotto la guida di Schittulli. Strascichi non privi di pungenti ed ironiche stilettate che rendono l’idea dell’astio politico e, forse, anche personale in cui è trasceso il rapporto tra qualche fuoriuscito del MpS ed il leader e fondatore del partito. Infatti, nell’ultimo e più recente comunicato di replica ad un post apparso sulla bacheca Facebook di Schittulli, l’ex consigliere regionale del Movimento, Bellomo per l’appunto, con un evidente pizzico di veleno esordisce: “Il risentimento mostrato dal prof. Schittulli rappresenta la cifra del suo fallimento politico”. E poi, continuando, nella stessa nota di replica si legge: “Nel suo post Francesco Schittulli ha declinato come isolata e scarsamente qualificata la fuoriuscita dal Movimento Schittulli del sottoscritto e di militanti e quadri dell’organismo politico (tra quali sono presenti numerosi rappresentanti istituzionali) perché insieme al sottoscritto non risulterebbero nomi di ‘eletti’. Quando la politica si riduce a contare gli eletti nelle Istituzioni – sottolinea Bellomo – ha già perso gran parte del suo significato, anzi è la diretta conseguenza della disaffezione dei cittadini”. E questo in risposta ad un precedente comunicato della direzione regionale del MpS, e quindi anche di Schittulli, in cui si minimizza l’uscita di Bellomo e dei suoi seguaci, tra i quali – sempre secondo la direzione del MpS – non figurerebbe nessun rappresentante istituzionale del Mps “che abbia dichiarato di non condividere il progetto politico”. Ed, a tal proposito, nella replica l’ex braccio destro di Schittulli rileva: “Gli eletti sono espressione dei cittadini e dell’alacre lavoro dei militanti e simpatizzanti, che laddove motivati, sono disposti a impegnarsi in politica e diventare parte attiva di un processo di democrazia. Ed è proprio di loro che il nuovo corso del MpS ha dimenticato volti, ragioni e passione, diventando a sua volta esattamente quel contenitore astratto, fatto solo di logiche di palazzo”. “E per questo – rimarca Bellomo – abbandonato da chi vi ha creduto in tutti questi anni”. Per poi sostenere che “La politica è passione, non mercimonio. La politica è servizio, non mera occupazione di poltrone, talvolta temporanea, come dimostra la stessa carriera politica del Prof. Schittulli” e concludere con un’ironica frecciata finale: “Ricordo a Schittulli che anche lui è un non eletto…”. Ma a quanti pugliesi, al di fuori degli addetti ai lavori, possono interessare i polemici ‘ping pong’ politici e personali tra Schittulli e Bellomo? Difficile dirlo. Però, per un partito in cui, dopo una sconfitta, si innesca un simile livello di polemiche non potrebbe esserci un destino diverso da quello che sta attraversando. Alle prossime competizioni elettorali l’ardua sentenza.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Ottobre 2015

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