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Piovono ricorsi: gli albergatori baresi contro la tassa di soggiorno

Un'intera categoria contro il Comune di Bari

Federalberghi/Puglia ha mantenuto la parola e adesso c’è nero su bianco il lungo e dettagliato ricorso innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia contro il provvedimento con cui il Comune di Bari ha introdotto la tassa di soggiorno, a partire da questo mese. Nel ricorso depositato in cancelleria da Fabrizio Lofoco -lo stesso avvocato che difende gli ambientalisti baresi contro la costruzione del parco della giustizia – si chiede “l’annullamento previa sospensiva degli atti adottati dall’amministrazione comunale, frutto di sviamento di potere e d’una plateale carenza istruttoria”. Le tesi della categoria alberghiera barese contro l’imposta, foriera di concorrenza sleale nei confronti del sistema, partono dal mancato confronto col partenariato sociale, se non attraverso convocazioni da parte dei vertici comunali per notificare decisioni già adottate. Insomma, un’imposta senza alcuna strategia e pianificazione sul turismo a Bari -sostiene ancora Federalberghi/Puglia – proprio mentre l’abusivismo conta l’80 per cento e i servizi per i turisti sono praticamente inesistenti. Ma nel ‘cajueur de doleance’ ampiamente riportato negli atti al vaglio dei giudici amministrativi, ci finisce anche la situazione disastrosa dei trasporti a Bari e l’opaca destinazione delle risorse che incasserebbe l’Ente-Comune dalla tassa di soggiorno. «Col ricorso al Tar riconfermo la ferma opposizione degli albergatori contro un provvedimento iniquo e inopportuno – ripete Francesco Caizzi di Federalberghi – trattandosi d’una tassa che penalizzerà le strutture alberghiere, con effetti distorsivi sull’economia turistica della città, per cui abbiamo chiesto l’annullamento – previa sospensione – di atti illegittimi perché assunti in violazione dei principi costituzionali che regolano la materia impositiva. E voglio ancora una volta ricordare al Sindaco che la pratica del ‘mordi e fuggi’ (…ci sono i turisti e li “spolpiamo”) non è una visione programmatica ma, soprattutto, non è mai stata duratura». E non è finita. «Le nostre indicazioni – continua Caizzi – sono state ignorate e oggi impongono di chiedere ai turisti un supplemento di tariffa senza dare in cambio servizi reali. E in più si discriminano i quartieri della città: perché un turista che sceglie Palese – che conta ben sei alberghi! – dovrebbe pagare lo stesso importo di chi alloggia in centro-città? A Palese non trova certo gli stessi servizi: niente strade pulite, postazioni-taxi, car e bike-sharing, né tanto meno info-point. Altro punto dolente: come verranno spesi i futuri introiti? La legge impone che siano utilizzati per interventi in materia turistica, mentre il regolamento della Giunta Comunale non prevede forme di controllo o condivisione, sulle scelte future».
Tutto questo in una città-capoluogo di regione con oltre 1.600 strutture extra-alberghiere che sfuggono alle regole del settore e, di conseguenza, a quelle impositive, a fronte di 1.795 strutture regolari. E così, più di metà delle strutture ricettive non sono in regola, ma solo la metà regolare pagherà per tutti, aspettando dal Tar/Puglia la sospensione degli atti che regolano la tassa di soggiorno e la disposizione di quell’istruttoria – …non compiuta dal Comune – per individuare la quantità delle strutture alberghiere in città e definire -una volta per tutte – il numero di quelle obbligate a far pervenire l’imposta di soggiorno.

Francesco De Martino


Pubblicato il 12 Ottobre 2023

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