Cultura e Spettacoli

Piripicchio: oltre Charlot

Ricorre oggi il 133° anniversario della nascita a Londra di Charlie Chaplin, personaggio passato alla storia col personaggio di Charlot. La figura dell’omino coi baffetti, il bastoncino, la bombetta troppo piccola, la giacca attillatissima, i pantaloni sformati e le scarpe enormi esordì, ancora acerba, nella pellicola d’esordio (il cortometraggio ‘Charlot giornalista’ del 1914). Dopo essersi affinata con i successivi ‘Charlot ingombrante’ e ‘Charlot all’Hotel’, la celebre maschera assunse la fisionomia definitiva in ‘Charlot vagabondo’, del 1915. Prima di Chaplin, un altro comico aveva creato il personaggio del vagabondo strampalato : Lew Bloom, al quale s’ispirarono in molti. Chaplin superò il maestro e divenne subito una star, attirando una pletora di imitatori. A tale proposito si racconta un aneddoto : Al culmine della fama, Chaplin venne a sapere che a Los Angeles era stato bandito un concorso per ‘imitatori di Charlot ; vi partecipò in forma anonima, classificandosi ventottesimo… La lista degli imitatori di Charlot considera alcune migliaia di nomi. Tra gli italiani si sono distinti in tre: Umberto Zuanelli, Aldo Caruso e Michele Genovese. Quest’ultimo era nato a Barletta il 5 luglio 1907 (si spense a Bitonto il 1° agosto 1980). Passato alla storia locale come ‘Piripicchio’, Genovese fu artista di strada che per tutta la vita non mise mai piede in un teatro, tranne una volta, quando consumato da una vita errabonda e stentata condotta prevalentemente in Puglia si era ritirato dalle scene : Nel giugno del 1977, al Piccinni, nel corso di una  serata di premiazione dei vincitori della prima Marcialonga dei tre Ponti di Bari, Genovese, accompagnato alla chitarra dal poeta dialettale Vito Bellomo, si esibì nel suo cavallo di battaglia : ‘Era un bel giorno di maggio’. Definito il Charlie Chaplin pugliese, Genovese andò oltre la macchietta d’imitazione. Vestiva il tight, all’occhiello portava una gardenia o un garofano. Classico autodidatta, era un attore ‘d’istinto’, l’ultima maschera della commedia dell’arte, ha detto qualcuno. Cantava, accennava passi di danza, raccontava storie sapide e argute, condite da maliziose allusioni. Si faceva precedere da una grancassa e un piffero. Si vuole che il suo nome d’arte (Piripicchio) sia stato coniato dal popolo, ricavandolo da quel pi-ri-pì, pi-ri-pì, pi-ri-pì che lo annunciava agli angoli delle strade più battute, in prossimità dei mercati, in occasione di sagre e fiere. Michele Mirabella definì questa “figuretta elegante e paradossale, grottesca e poetica”, “un dandy rusticano”, un eroe “dell’avanspettacolo povero”, un “giullare di razza” che intrecciava “lazzi da vaudeville con memorie di perdute atellane, frizzi candidamente osceni, canzoni malinconiche intarsiate di sberleffi improvvisi con filastrocche sull’amore e sulla lontananza”. Michele Genovese mori in miseria. Il Comune di Bari gli ha intitolato la strada della città vecchia che sbocca su Piazza Ferrarese nei pressi del Fortino Sant’Antonio. Nel 2010 Vito Giuss Potenza (per la sceneggiatura  di Antonio Garofalo e Luca Vessio) ha girato ‘Piripicchio, l’ultima mossa’ ; a prestare il volto a Genovese fu Nicola Pignataro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Aprile 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio