Cultura e Spettacoli

Piscitelli, scalpello e sfortuna

Dal 2002 in Piazzetta Mar de Plata a Torre a Mare fa mostra di sé il ‘Monumento al pescatore’ di Mario Piergiovanni. La statua, che raffigura Nettuno mentre col tridente infilza una piovra, è da sempre oggetto di aspre critiche. E’ kitch, è manufatto che non rende onore al talento dello scultore barese scomparso due anni fa?…  Mettiamo da parte la querelle  e andiamo alla ricerca degli antecedenti storici di quella scultura, che colma un vuoto durato 83 anni. Fino al 1935 il  posto dell’opera di Piergiovanni era occupato da altra scultura, intitolata ‘Monumento al pescatore’ a firma di Tommaso Piscitelli, Nato a Giovinazzo nel 1877 e morto a Foggia nel 1956, Piscitelli è stato uno dei più grandi scultori della nostra terra. Un artista che avrebbe meritato maggiore attenzione e maggiore rispetto. Il monumento al pescatore di cui stiamo parlando non esiste più, non ne è rimasta nemmeno una fotografia. Che fine ha fatto? Nel 1935, durante l’autarchia, quando un Patria alle pezze doveva svellere cancellate e ringhiere pur di racimolare metallo, quella scultura venne sacrificata alla causa. Ma come, si dirà, anche le opere d’arte? Ebbene sì, a condizione si trattasse di ‘certe’ opere d’arte… Allo stesso modo che il Monumento al pescatore di Torre a Mare sono scomparse altre due opere di Piscitelli : il Monumento ai Caduti di Giovinazzo e il pressoché gemello Monumento ai Caduti di Corato. Cosa potevano avere in comune monumenti ai Caduti con un monumento al Pescatore per meritare quella fine, peraltro risparmiata a tante altre sculture di inferiore caratura? Del monumento coratino è rimasta un’immagine (vedi). Ebbene, anche il pescatore di Torre a Mare presentava gli stessi ‘caratteri’, ovvero questa nudità eroica e fiera al cospetto delle insidie del mare. Insomma, alla pesca come in guerra, con sprezzo del pericolo, con tenacia e orgoglio. Valori che il fascismo non poteva non apprezzare. Ma c’era di mezzo il nudo, una cosa che l’Italietta borghesuccia e benpensante, oppressa da una chiesa rinforzata nel potere dai Patti Lateranensi, non poteva ammettere (ma che, volendo, poteva tollerare al pari delle case chiuse). Allora, perché ammettere quei nudi inizialmente e dopo rinnegarli ? Forse Piscitelli aveva amicizie altolocate che potevano perdonargli di tutto. Poi successe qualcosa e lo scultore pugliese cadde in disgrazia. Così, alla prima occasione gliela fecero pagare. Quanto bronzo, ferro e altre leghe preziose si poteva ricavare da tre sculture del peso complessivo di nemmeno una tonnellata? La campagna del ferro alla Patria fu il pretesto per colpire un nemico personale. Piscitelli non doveva avere nemici a Roma, bensì nella sua terra. Chissà, non volle scolpire il busto di qualche pezzo grosso del suo paese natale o non volle decorarne la cappella di famiglia. E i discendenti se la legarono al dito. Diversamente dovremmo pensare che quelle tre sculture erano un obbrobrio imperdonabile. Ma l’immagine del monumento ai caduti di Corato fa pensare esattamente il contrario.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Giugno 2018

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