Più prezioso del grano e dell’olio
Prima delle grandi bonifiche avviate alla fine dell’Ottocento e andate avanti sino alla prima metà del secolo successivo, la costa pugliese, da Manfredonia a Taranto, si presentava per larghi tratti paludosa. Ciò a causa della modesta portata dei corsi d’acqua il cui flusso trovava ostacolo negli accumuli d’alghe e sabbia prodotti da uno sfavorevole gioco delle correnti marine. Sfociando a fatica, quei pochi fiumi degni di tale nome e la moltitudine di fiumiciattoli frutto di sbocchi sorgivi a poche centinaia di metri dal bagnasciuga davano vita ad acquitrini. Per via dell’aria malsana, la malaria era di casa. Contenti erano solo pescatori e cacciatori i quali avevano di che riempire carnieri e ceste. Ma spesso quegli accumuli d’alghe e sabbia intrappolavano il mare. Ne nascevano così specchi d’acqua profondi poche decine di centimetri che, evaporando, lasciavano sul fondo un prezioso strato di sale… Il sale in passato costituiva una fonte di ricchezza ben superiore a quella che la stessa risorsa oggi rappresenta. Consentiva di conservare la carne e produrre formaggio e quindi di approntare riserve alimentari o commercializzarle anche a grande distanza ; col sale, poi, si conciavano le pelli, si trattavano le fibre tessili, si curavano le ferite. Quando essiccati, quegli specchi d’acqua erano una miniera a cielo aperto. Perché non approfittarne ampliando e migliorando quelle distese naturali d’acqua salata ? Le saline pugliesi sono nate così. Erano tante una volta, ce n’erano a Margherita di Savoia, alle porte di Bari (nell’ansa oggi colmata di Marisabella), nei dintorni di Taranto e ovunque fosse possibile scavare nei banchi tufacei costieri. Hanno fatto la ricchezza di teste coronate e feudatari, di nobili e concessionari. Sono anche state al centro di dispute fra Stati (nel XIII secolo Venezia mise in moto tutta la sua potenza pur di assicurarsi il monopolio del sale pugliese e commercializzarlo in Oriente). Intorno ad esse si sono accese controversie fiscali. Il loro elevatissimo valore economico ne fece più volte oggetto di compravendita, di prestigiosa dote matrimoniale, di imponenti donazioni volte a concordare paci e stringere alleanze. C’è stato un momento nella storia delle nostra terra in cui il sale ha rappresentato una fonte di ricchezza maggiore del grano e persino dell’olio. Di tante, sono rimaste attive da noi solo le saline di Margherita di Savoia. Cosa avanza delle altre ? Quelle inglobate dall’espansione edilizia ora ospitano condomini. Le saline non voltate in aree agricole, invece, sono andate incontro a fenomeni di rinaturalizzazione. Evolute in zone umide, sono ora oasi di biodiversità, sede di preziose attività ricreative e formative. – Nell’immagine, il tratto delle saline di Margherita di Savoia dismesso e divenuto Riserva Naturale Protetta.
Italo Interesse
Pubblicato il 17 Febbraio 2021