Cronaca

Più sicure le strade dei migranti attorno al “Cara”, ma occhio anche al bando in scadenza

 

Maggiore per la sicurezza dei migranti ospitati nel centro richiedenti asilo (C.A.R.A.) di Bari/Palese dopo la convenzione sottoscritta proprio ieri nel Palazzo del Governo tra la stessa Prefettura di Bari e l’Aeronautica Militare – Comando Scuole della Terza Regione Aerea, finalizzata alla realizzazione di una strada alternativa di accesso, appunto, al turbolento Centro di Bari Palese. Infatti, con la realizzazione del sedime stradale, una volta appaltati i lavori, saranno superate alcune problematiche riguardanti la sicurezza del Quartier Generale – Comando Scuole e, nel contempo, potrà essere maggiormente tutelata l’incolumità dei migranti ospiti del C.A.R.A. che potranno entrare e uscire dalla struttura in condizioni di maggiore sicurezza. Saranno evitati, così, l’attraversamento dei binari e l’intrusione non autorizzate nell’area militare, potenziali ma sempre costanti pericoli per i migranti di passaggio a Bari, costretti a quell’attraversamento per portarsi a ridosso della tangenziale per non perdere i bus di collegamento col centro cittadino. Intanto con l’arrivo dell’autunno la tensione pare nuovamente in salita nel centro costruito all’interno della base dell’aeronautica militare con dei prefabbricati che lo rendono simile a un brutto campo Rom. La tensione spesso sale in quanto le commissioni competenti negano la protezione internazionale, come è stato verificato da alcuni volontari con altri siriani fuori dal Cara che confermano i fatti negati dalle autorità. “L’unica soluzione è morire, qui o in Siria”, c’è chi dice disperato aspettando il bus. Ma anche altri profughi spiegano che molti di loro hanno ricevuto un diniego in prima istanza e stanno facendo altri ricorsi, facendo slittare i tempi di permanenza nella struttura di Bari Palese. “Sono venuto qui per salvarmi la vita e invece mi sento come in prigione”, racconta un giovane palestinese “siamo qui non per mangiare e dormire, ma per avere una nuova vita, per sentire che siamo umani”. Un mese fa la folta comunità di pakistani del Punjab ha dato vita a una protesta e uno di loro è salito su un traliccio, sempre nel centro barese, come si può leggere su alcuni siti. Sul centro pende un esposto in Procura per violazioni dei diritti umani da parte di Cgil, Padri Comboniani e Acli e i magistrati hanno aperto un’altra di quelle inchieste che, purtroppo, sai quando si aprono ma non quando si chiudono. Le denunce puntano l’obiettivo, nella maggior parte dei casi sul sovraffollamento che “viola la capienza vitale minima di 7 metri quadrati per ogni persona detenuta o ospitata”, prevista dalle convenzioni europee. Ci sono 1400 persone per 744 posti. Dopo l’esposto le associazioni sono state invitate a un tavolo tecnico con la prefettura e l’ente gestore. “Vogliamo la convenzione stipulata fra la prefettura e l’ente gestore per vedere se viene rispettata”, ripete Azmi Jarjawi, responsabile Immigrazione della Cgil di Bari. Che però da un po’ di tempo preferisce non tornare sull’argomento, anche eprchè, a parte la sicurezza che potrebbe risultare migliorata per gli ospiti del C.A.R.A. di Bari/palese, restano i problemi della gestione. Anche qui il gestore è lo stesso da quando esiste il centro, la cooperativa lucana dei fratelli Pietro e Angelo Chiorazzo con sede a Senise (Pz), da sempre vicina alla Cascina, con cui si trova in cordata nel centro. E che gestirà il Cara di Bari fino alla fine dell’anno con un’indennità pro capite giornaliera di 33 euro, di cui al migrante vanno 3,50 al giorno in beni e prodotti. Il valore dell’appalto triennale è di quasi quindici milioni e forse prima delle opere per la sicurezza dei migranti costretti ad attraversare i binari o la circonvallazione, sarebbe bene che nel palazzo del Governo ci si preoccupi di preparare un bando che non sia pre-confezionato. Come facevano quelli delle società e cooperative di Roma-Capitale….

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 29 Settembre 2015

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