Cultura e Spettacoli

Policchio, vetturino impertinente

Verso la metà dell’Ottocento gli omnibus, gli antenati dei moderni bus (da cui il nome), questi carrozzoni trainati da cavalli adibiti al servizio di trasporto pubblico, erano diffusi anche in Puglia. Oltre che nei capoluoghi di provincia, essi erano attivi anche sulle tratte che collegavano i piccoli centri con le rispettive stazioni ferroviarie, quando poste a grande distanza. Nel 1893 un omnibus collegava Noicattaro alla stazione di Torre Pelosa (oggi Torre a Mare). Era una carrozza a otto posti, più due “in serpe” (ovvero a cassetta, accanto al vetturino), trainata da sei cavalli. Il servizio, quotidiano, attivo anche la domenica e le altre feste comandate, contemplava tante corse quante erano le fermate dei treni alla stazione di Torre Pelosa. I prezzi : 40  o 30 centesimi a seconda che si viaggiasse all’interno della carrozza o ‘in serpe’ ; prezzi che salivano rispettivamente a 60 e 50 centesimi con la formula del biglietto di andata e ritorno, se le due corse avvenivano nel giro di massimo 48 ore. Sotto i quattro anni i bambini non pagavano ; fino a sette per loro la tariffa era la metà. Quanto al bagaglio, ogni viaggiatore era in diritto di trasportare quello che voleva purché “il collo” fosse “delle stesse forme e dello stesso peso prescritto ai viaggiatori delle ferrovie” ; oltrepassando detto peso, il viaggiatore doveva corrispondere il sovrapprezzo di un centesimo al chilo (il vetturino disponeva di una bilancia a mano o calcolava ad occhio? Immaginiamo le contestazioni). L’appaltatore del servizio rispondeva degli effetti del contratto “e della colpe dei conduttori, anche in mancanza di cortesia verso i viaggiatori” (che tempi…).  Il personale, aveva l’obbligo di vestire “decentemente con berretto portante le iniziali SF (Stazione Ferroviaria)”. L’appaltatore, infine, eseguiva anche il trasporto di posta, trasportando “tutti i plichi e pacchi relativi a detto servizio non escluse le raccomandate di qualunque natura”. Molti vetturini si avvicendarono alla guida di quell’omnibus. Il più famoso di tutti, ricorda il compianto Giacomo Settanni, era un certo Paolo Dipinto (1872-1938) detto Policchio. Personaggio estroso, una sera ordì una burla a danno dei viaggiatori dell’ultima corsa. Con la complicità di Nicola Sante Colasante, custode della chiesetta rurale della Madonna del Rito, che si incontra salendo da Torre a Mare a Noicattaro, Policchio aveva fatto disporre ai margini della carreggiata sulla curva immediatamente prima del tempietto, disposte l’una di fronte all’altra, le statue lignee a dimensioni naturali di San Pietro e San Paolo, che qualche tempo prima erano state prelevate dalla Chiesa Madre e depositate nel citato tempietto mariano.I due simulacri erano stati conciati in modo tale da sembrare due perfetti briganti in atteggiamento minaccioso: in testa un cappellaccio e tra le mani un bastone a mo’ di schioppo (verso la fine dell’Ottocento in Puglia il ricordo delle gesta dei briganti era ancora vivissimo). Mentre l’omnibus, avvolto dalla penombra dell’incipiente sera, sopraggiungeva in prossimità della fatidica curva, i passeggeri, mezzo assopiti per la stanchezza, sentirono Policchio gridare improvvisamente: “I briganti, i briganti!” Fermata la vettura, il burlone, con simulato spavento, scendendo rapidamente dal suo sedile, corse ad aprire la porta della vettura, gridando agli occupanti di dileguarsi nei campi. Dopo qualche minuto li richiamò a gran voce annunciando lo scampato pericolo. E quando li ebbe tutti radunati, fra impudenti risate, svelò loro lo scherzo.  Non contento, quando vide che i clienti si erano acquietati, e dopo che avevano ripreso posto in carrozza, scese di nuovo, si affacciò ai finestrini e gridò « Va -so- fatt- p-ghiè a cacàzz»!
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 24 Maggio 2011

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio