Cultura e Spettacoli

Ponti tibetani, il batticuore è assicurato

Fino a maggio dello scorso anno il ponte tibetano più lungo del mondo era qui a Mezzogiorno, a due passi da casa nostra, a Castelsaraceno, nel potentino

I ponti tibetani consistono in attraversamenti sospesi la cui sede calpestabile è talmente ridotta da consentire il passaggio di una sola persona (due passanti, dunque, non possono incrociarsi). Fino a maggio dello scorso anno il ponte tibetano più lungo del mondo era qui a Mezzogiorno, a due passi da casa nostra, a Castelsaraceno, nel potentino. Inaugurata il 31 luglio 2021, lunga 586 m. e sospesa a 80 m. d’altezza, la suggestiva struttura collega il Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Al ponte lucano il record è stato strappato dallo Sky Bridge, nella Repubblica Ceca, un colosso lungo 721 metri… Queste vertiginose vie di collegamento, consigliate ai temerari e agli amanti dell’emozione ad alta adrenalina, di ‘tibetano’ conservano solo il nome : In origine, nel Tibet come in alcune aree del sud America, questi ponti erano realizzati con materiali nativi, principalmente corde, che dovevano essere rinnovate periodicamente a causa della limitata durata del materiale. I moderni ponti tibetani, perciò, impiegano funi, catene e travi in acciaio. L’innovazione rende l’attraversamento meno avventuroso che nel caso delle strutture in fibra vegetale. Gli originali ponti tibetani non sono facili da attraversare : poiché il carico di tensione dei tiranti è piuttosto modesto, il passo deve essere lento e controllato, quasi strascicato, per evitare pericolose oscillazioni laterali, specie nella sezione più vulnerabile, che è quella centrale. Con i moderni ponti in materiali ad alta sicurezza l’unico vero problema può essere quello delle vertigini. Non sono rari i casi di persone che giunte a metà strada devono fermarsi in preda a crisi di panico, prima d’essere faticosamente soccorse (al soccorso provvede il personale dell’impresa che gestisce il ponte, che può essere attraversato pagando un biglietto). Dicevamo della sicurezza : i ponti tibetani di oggi, vuoi per la qualità dei materiali impiegati, vuoi per le costanti verifiche a cui sono sottoposti, sono affidabilissimi. Esistono ancora però ponti tibetani in materiale vegetale ancor più sicuri. In Oriente, popolazioni tribali hanno creato ponti con radici viventi : Nell’India nord-orientale, lungo i fiumi, le radici dei banani che è possibile sollevare vengono adoperate come funi. Con questa elementare accortezza è possibile costruire ponti lunghi fino a cinquanta metri. E non basta : questi ponti sono naturalmente auo-rinnovanti e auto-rinforzanti poiché le radici che li compongono, crescendo, diventano sempre più spesse ; si ritiene che alcuni di questi ponti abbiano più di cinquecento anni. In Giappone, invece, la stessa tecnica impiega tralci di glicine fatti crescere sui lati di un fiume. Quando i tralci hanno raggiunto la lunghezza sufficiente per annodarsi vicendevolmente da una sponda all’altra, si pongono assi sulla base così ottenuta e il ponte è pronto.

Italo Interesse


Pubblicato il 30 Marzo 2023

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio