Poppea incoronata: sogno, buon senso, buon gusto
Coerente e irriducibile, Maria Grazia Pani persegue sul cammino di TeatrOpera, il suo longevo ‘format’ nel quale prosa e spettacolo lirico si integrano all’interno di allestimenti molto concentrati. Gli ultimi consensi la soprano e regista barese li ha raccolti la settimana scorsa a Santa Teresa dei Maschi mettendo in scena ‘L’Incoronazione di Poppea’, di Monteverdi ; operazione, questa, che segna, la nascita di un progetto (Baroque Opera Studio) prezioso e ragionevolmente ambizioso. Ancora una volta la Pani sforna uno spettacolo essenziale e fluido, che sfrutta bene spazi minimi. Voci promettenti e l’eccellente apporto del light design e dei costumi chiudono il cerchio di un lavoro coerente che suggerisce anche l’idea di un cast singolarmente affiatato. Ora, non è facile in teatro, si faccia prosa oppure si faccia lirica, gestire undici interpreti, che al giorno d’oggi rappresentano una folla biblica. Star o debuttanti che siano, cantanti e attori tendono più di ieri a entrare in competizione o a sfidarsi, quando non a farsi la guerra. Cose percepibili anche sul palco. E invece venerdì scorso, quale senso di ‘cameratismo’ esprimevano quegli undici interpreti, nel corso dello spettacolo come al momento dei saluti. Il che è segno di gestione intelligente del gruppo. Una gestione di colore ‘materno’ verrebbe da dire, conoscendo la cifra umana che connota la Pani. Un gruppo coeso, insomma, e ben in sintonia con l’Orchestra Barocca Santa Teresa dei Maschi diretta da Sabino Manzo. Particolarmente degni di nota i contributi di Angela Gassi, Massimo Dilevrano e Alessandro Tedeschi. Alla prima, che firma i costumi, va riconosciuto il merito d’aver messo del proprio disegnando modelli invece di limitarsi a noleggiare cose sulla base delle indicazioni del primo manuale di storia del costume (cosa nella quale sono bravi tutti). Quanto a Dilevrano e Tedeschi, il loro disegno luci a tratti faceva pensare allo stupore che in chiese e musei i visitatori proverebbero dinanzi a tele dei giorni di Monteverdi scrostati per effetto di un colpo di bacchetta magica della patina inflitta dal fumo delle candele, dalla polvere e dall’umido. La brillantezza dei colori di cui si è goduto durante questa ‘Incoronazione di Poppea’ ha come dissolto l’idea di cupo che ispira il post-Rinascimento, questo periodo gaio solo per una ristrettissima élite e gramo invece per l’uomo della strada, oppresso dall’ignoranza e dal pregiudizio, dall’alito sospettoso del Santo Uffizio e dalla protervia di Duchi e Marchesi. Una ventata di illusione, certo, però benefica. L’Inconoranazione di Poppea rientra in una pratica del sogno che, senza conscere età, volge l’indice verso l’Ideale e mitiga i guasti cui l’animo nobile è esposto dalla mediocrità del prossimo. Il lavoro della Pani si inserisce in questo millenario, circoscritto, faticoso resistere ad oltranza del buon senso e del buon gusto.
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Novembre 2017