Cronaca

“Possiamo parlare di un’emergenza educativa di famiglia, scuola e chiesa”

Devianza minorile. A colloquio con il noto psichiatra e criminologo, professor Alessandro Meluzzi

Alla recente festa della Polizia di Stato, il Questore di Bari Giovanni Signer, tra i vari argomenti sollevati, ha trattato quello, molto delicato, della delinquenza giovanile e relativa devianza parlando di “analfabetismo civico”. Sul punto e su questo aspetto, il Quotidiano ha intervistato il noto psichiatra e criminologo professor Alessandro Meluzzi, volto conosciuto specie per la trasmissione Mediaset Quarto Grado.

Professor Meluzzi, anche a Bari (che non è ovviamente un’eccezione o isola felice) è presente il fenomeno della devianza minorile ed è in aumento quello delle baby gang. Il Questore Signer ha usato l’espressione analfabetismo civico. Lei a che cosa attribuisce questo fenomeno?

“A mio avviso il Questore ha detto bene, siamo appunto nel campo dell’analfabetismo e della assoluta mancanza di civismo. La mia risposta è che sono prevalentemente tre i fattori che producono questo brutto fenomeno”.

Quali?

“In primo luogo e penso sia quello principale, la carenza della famiglia che ormai è latitante, scomparsa, persino assente. Un secondo lato non meno delicato e comunque meritevole di attenzione è il fattore educativo, i ragazzi sono educati sporadicamente e con molta superficialità. Possiamo parlare anzi di una emergenza educativa che ha colpito le principali agenzie educative, e vale a dire famiglia, scuola, chiesa. Infine nei giovani mancano le pulsioni ideologiche, quelle che una volta al contrario rendevano strutturata e motivata la società”.

Che fare?

“on servono poliziotti o assetti speciali per la strada. Intendo dire che non basta il lato repressivo. Innegabilmente se si commettono reati questi vanno perseguiti, ma occorre fare di più. Bisogna riavvolgere il nastro e rifondare su altri valori e su altri modelli la società. Il problema di fondo è quello”.

Che cosa intende dire?

“Quello che sostenevo prima. Che le principali agenzie educative, penso alla famiglia, ma anche alla scuola e alla stessa Chiesa che è occupata in altre faccende terrene e sociali al posto di quello che le compete, hanno abdicato al loro compito. I genitori ad esempio sono atomi e si sono addormentati, la famiglia istituzione in sostanza si è dissolta. Vige dappertutto e dunque anche nella famiglia una totale crisi di identità e di civiltà che coinvolge tutti, inclusi ovviamente i giovani.  Spesso i genitori, eterni adolescenti, rinunciano al compito formativo ed educativo, non si curano di quello che fanno, leggono, consultano i loro figli, del tutto sconosciuti a sé stessi. In casa si parla poco e ciascuno naviga a vista”.

Una spiegazione che viene data è quella della miseria materiale e del disadattamento sociale…

“Non condivido. Il problema è di natura strettamente morale ed educativo. La povertà o il lavoro che mancano non hanno niente a che vedere. Quando nel passato mangiavamo pane e mortadella, vi era indigenza diffusa e spesso le famiglie avevano tanti figli, questo lato negativo era molto meno accentuato. E allora piuttosto che di miseria materiale, io parlerei di miseria morale, quella è alla base del fenomeno”.

Il Covid ha spinto ulteriormente su questo fenomeno?

“A mio parere sì. Il Covid, con tutte le misure restrittive adottate, ha ridotto a zombie i ragazzi e non soltanto loro. Ha creato una pericolosa mancanza di punti di riferimento ed oggi stiamo scontando questo problema”.

Che cosa spinge i ragazzi a commettere reati o andare in branco e talvolta bullizzare?

“E’ una follia. Significa provare a sentirsi vivi, facendo delle colossali fesserie. A mio avviso a queste manifestazioni non esiste alcuna giustificazione di natura buonista. Bisogna rendersi conto che alla base di tutto vi è una pericolosa crisi morale e di valori che di riflesso intacca i ragazzi. E aggiungo, la latitanza delle famiglie e del ruolo educativo dei genitori”.

BV


Pubblicato il 22 Aprile 2023

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