Potrebbe esserci un nesso tra gravità del Covid e inquinamento atmosferico
Potrebbe esserci un nesso tra gravità del Covid e inquinamento atmosferico. Lo si evince da un’ eccellente studio pubblicato sulla rivista internazionale “Environmental Science and Pollution Research (ultimo numero). Lo studio è di un gruppo di lavoro barese del dottor Di Ciaula e del prof Portincasa. Il dottor Agostino Di Ciaula (in foto) lavora al Policlinico di Bari presso la medicina Interna Murri (prof. Portincasa) ed è presidente del Comitato Scientifico dell’International Society of Doctors for Environment. Lo abbiamo intervistato.
Dottor Di Ciaula, quali sono i risultati principali del vostro lavoro di ricerca?
“Già da tempo sappiamo che l’inquinamento dell’aria ha conseguenze negative sulla salute umana, non risparmiando alcun organo e favorendo lo sviluppo di numerose malattie in qualunque fascia di età. Con questa ricerca, condotta su pazienti ricoverati nella nostra Unità Operativa per polmonite da COVID, abbiamo dimostrato che l’inquinamento da biossido di azoto aumenta il rischio di morte, soprattutto nelle persone più fragili.”
Che cos’è il biossido di azoto?
“È un inquinante gassoso molto diffuso nelle aree urbane, principalmente prodotto dal traffico veicolare e dagli impianti di riscaldamento alimentati con combustibili fossili. I pazienti studiati risiedevano a Bari e in alcune città della provincia. In quest’area geografica, nel periodo esaminato (marzo 2020 – aprile 2021), erano presenti in media concentrazioni di biossido di azoto superiori a quelle raccomandate dall’organizzazione mondiale della sanità. Chi, purtroppo, è andato incontro a decesso durante la degenza in ospedale era stato esposto, nelle due settimane precedenti il ricovero, a concentrazioni di biossido di azoto superiori rispetto a chi è poi guarito e tornato a casa”.
Con quali meccanismi agisce questa forma di inquinamento?
“Secondo i risultati del nostro studio, l’inquinamento dell’aria altera le possibilità di risposta immunitaria dell’organismo, aumentando la vulnerabilità individuale all’infezione da virus SARS-CoV-2.”
Quali indicazioni pratiche possono derivare da questa ricerca?
“L’indicazione più rilevante è che mettere in atto misure di riduzione dell’inquinamento dell’aria permetterebbe di ridurre la vulnerabilità individuale al Covid, oltre naturalmente a risparmiare numerosissime altre patologie non infettive acute e croniche causate dall’inquinamento a breve e lungo termine nelle nostre aree urbane”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 15 Febbraio 2022