Cultura e Spettacoli

Povera Quarantana, non resse al dolore

Se a Bari il carnevale si chiude con la morte di Rocco (il fantoccio simbolo di questo periodo di spensieratezza), in altri centri della nostra terra si chiude con la morte di sua moglie, la Quarantana, un altro fantoccio che prende nome dai quaranta giorni di durata della Quaresima. La Quarantana, raffigurata come una vecchia vestita di nero, viene abitualmente impiccata ad un palo o sospesa per la gola ad una fune tesa fra due balconi. La greve installazione raffigurerebbe il suicidio della donna, incapace di sopravvivere al dolore per la scomparsa del marito, Carnevale, e perciò paludata a lutto. L’attuale funzione della Quarantana non si discosta granché da quella svolta in passato : agire in funzione scaramantica. Ciò spiega perché ancora oggi questo fantoccio ostenta un aspetto sinistro, acuito dal gesto delle corna o dalla presenza di un coltello o un bastone brandito fra le mani. In sostanza si comporta come una maschere apotropaica : intimorisce gli influssi nefasti e li tiene lontani. Tuttavia in alcuni comuni della Valle d’Itria l’arma o il gesto deterrente sono sostituiti da altri elementi : l’ombrello, il fuso, l’arancia o la patata cui sono infisse penne di gallina che possono essere sette o quaranta per indicare le settimane o i giorni della Quaresima… Tanta varietà simbolica si spiega con le origini precristiane della Quarantana, nella cui figura si può scorgere uno strascico ‘addomesticato’ di remotissimi riti di propiziazione della fertilità. C’è pure chi nella Quarantana vuol vedere una delle tre Parche greche, divinità tenebrose, vecchie e deformi che, personificando il Fato, stabilivano il destino degli uomini. La breve vita della Quarantana ha termine il giorno di Pasqua o, per i più impazienti, alla mezzanotte del Sabato Santo : le si dà fuoco, la si distrugge applicandole mortaretti oppure la si abbandona alla furia devastatrice dei monelli di strada. E’ singolare come anche gli usi più antichi facciano tesoro dei moderni ritrovati : Una volta questi fantocci era fatti in paglia. Quando pioveva la paglia si appesantiva e la Quarantana cascava giù (cosa ritenuta di pessimo auspicio). Oggi si ovvia a questo rischio riempiendo il fantoccio di palline di polistirolo. Una variante della Quarantana consiste nell’appendere ad un filo teso da un balcone all’altro sette bambolotti. La variante fa il paio con altra usanza tutta nostrana ma che prescinde dalla Quaresima e che consiste  nel ‘guarnire’ i muri di cinta delle ville con statuine dei sette nani (ancora il numero sette e i misteri della cabala) – Nell’immagine, la Quarantana a Ruvo di Puglia.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 10 Marzo 2017

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