Cronaca

Premialità Covid-19 non per tutti: all’indice l’accordo di tre anni fa

Le rivendicazioni per chi non era ancora strutturato in quel periodo

Parole pesanti, quelle dei rappresentanti Unione Sindacale di Base/Lavoro Privato del settore sanità. Che proprio ieri affermano a voce di aver assistito all’ennesima <<spettacolarizzazione>> da parte di chi è ‘complice del degrado della sanità pubblica, sfruttamento e impoverimento dei lavoratori attraverso la sottoscrizione di <<accordi deleteri>>. Il motivo? Presto spiegato: A distanza di tre anni dal Covid-19, oggi qualcuno si è ricordato d’indire un’assemblea e andare a Bari a rivendicare anche la premialità Covid-19 per lavoratrici e lavoratori delle Sanitaservice e del servizio emergenziale ‘118’. Fatto sta le attenzioni degli amministratori è stata rivolta solo al personale del Servizio Sanitario Regionale Pubblico. <<Gli stessi che nei loro accordi puntano a privatizzazione e esternalizzazione dei servizi, puntando -attaccano a testa bassa Usb/Lp – a rilanciare i privati nelle strutture socio-sanitarie a favore degli affidamenti esterni, nemici indiscussi delle Sanitaservice, richiedono il rilancio della contrattazione del personale degli enti del SSR e non delle Sanitaservice. Gli stessi che hanno firmato l’accordo regionale nel 2020 escludendo in prima battuta “per sempre” i Lavoratori Sanitaservice e del 118>>. I sindacati di base sanno bene che a rimanere fuori da ogni premialità sono le categorie meno considerate, ovvero ausiliari, autisti, soccorritori, quadri, amministrativi impegnati nella programmazione vaccinale, facendo confluire le Risorse Economiche prevalentemente sul comparto della Sanità Pubblica, (premi da 2520 euro) sottoscrivendone l’atto e creando una vera e propria discriminazione. Insomma, una ingiustizia senza precedenti, verso coloro che gomito a gomito con gli “strutturati” hanno fatto la vera differenza nell’emergenza pandemica, in quanto direttamente coinvolti. E così gli operatori sanitari coinvolti nell’emergenza Covid che hanno prestato servizio per tanti mesi a rischio della salute propria e dei propri famigliari, non hanno diritto a nessun premio. Il riconoscimento, insomma, è stato garantito da un accordo fra Regione e sindacati, ma sembrerebbe solo a chi già aveva contratti di lavoro a tempo indeterminato, con a disposizione, 29 milioni di euro dei decreti Cura Italia e Rilancio, e 6 milioni di euro di risorse regionali. Bonus suddiviso in quattro fasce, dalla ‘A’ che arriva fino a 2.520 euro lordi (63 euro a turno, massimo 20 giornate lavorative) per chi ha lavorato nell’emergenza Covid in Malattie infettive, Pneumologie, Anestesia e Rianimazione e Terapie Intensive, Personale dipendente del 118, Pronto Soccorso, Operatori sanitari destinati alla presa in carico dei pazienti Covid. Poi c’è il personale sanitario Fascia B: fino a 1.480 euro lordi (37 euro a turno, massimo 20 giornate lavorative) per chi ha lavorato in Ostetricia, Dialisi, Unità operativa Cure Palliative. Infine Fascia C: fino a 800 euro lordi (20 euro a turno, massimo 20 giornate lavorative) per gli operatori di altre Unità operative e Servizi (non elencati nelle Fasce A e B), ma, in ogni caso, coinvolti nella emergenza Covid. Eppure, da tutte queste categorie e previsioni contrattuali, tanti ex ‘eroi’ sono stati tagliati fuori da ogni riconoscimento economico per il periodo della pandemia, in Puglia. (andelu)


Pubblicato il 17 Giugno 2023

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