Cultura e Spettacoli

Preparando la morte il pilota scoprì la Storia

A un 8 km da Foggia, in località Passo di Corvo, sono visibili i resti di un vasto villaggio ‘trincerato’ dell’era neolitica. Si vuole che a identificarli, nel 1943, sia stato J.B.Brabdford, un pilota ricognitore della RAF. Non è esatto. Nessuno vuol togliere il merito all’ufficiale britannico, solo che la scoperta avvenne a guerra finita. Appassionato di fotografia ed evidentemente colpito dalla bellezza del paesaggio pugliese, Bradford dovette trattenere per sé copia di quelle immagini. Sulle stesse possiamo immaginarlo concentrato nei momenti d’ozio, forse alla ricerca di prove che confermassero un ‘sospetto’ maturato già al momento del sorvolo del sito di Passo di Corvo. Poi, nel 1946, probabilmente sentito il parere di un archeologo, Bradford potette annunciare la sua scoperta ; l’annuncio diede poi il via a campagne di scavo (attualmente il Parco Archeologico di Passo di Corvo si estende su una superficie di 130 h ed è visitabile tutti i giorni dalla 9,00 alle 13,00 e dalla 16,00 alle 19,00 ; informazioni presso il Museo Civico di Foggia). Torniamo ora a quel pilota. Premesso che quegli scatti facevano parte di una vastissima missione fotografica che aveva per oggetto Foggia e dintorni, quando e perché Bradford li realizzò? Molto probabilmente  prima di maggio ’43, mese in cui gli Alleati diedero il via a una serie di pesantissime incursioni aeree a danno dell’aeroporto e della stazione di Foggia. Quelle foto avevano lo scopo di facilitare l’imminente l’opera dei bombardieri, come puntualmente avvenne ( le incursioni delle Fortezze Volanti –  nove tra maggio e settembre – furono devastanti : 20mila morti e una città rasa al suolo). La scoperta del sito di Passo di Corvo, che fu dunque incidentale, si spiega col fatto che la ricognizione aerea permette all’osservatore di coordinare elementi che da terra sembrano isolati e di ‘rileggerli’ in un contesto più vasto. A causa dell’esiguo dislivello cui danno vita, i micro rilievi sfuggono allo sguardo stando a terra. Osservati però dall’aereo, al sorgere o al calare del sole, risaltano particolarmente a causa dell’inclinazione dei raggi solari che allungano le ombre. E’ così possibile  scorgere rovine che affiorano appena dal suolo, gobbe dai contorni smorzati, cavità, fondi di capanne, serbatoi d’acqua, canali… Inoltre, le vestigia sotterrate, mutando la composizione minerale e chimica della terra che le ricopre, modificano la fitogenesi del terreno che in quel punto, divenendo più asciutto e compatto, dà vita a una vegetazione più secca. E se il suolo è particolarmente arido, i resti giacenti in profondità lasciano in superficie tracce biancastre che spiccano sul naturale colore dell’humus… Bradford cercava punti di riferimento di cui altri suoi colleghi si sarebbero serviti per seminare morte e distruzione. Scoprì, dopo, un importante sito archeologico. Vogliamo essergliene grati?

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Maggio 2014

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