Prestazioni convenzionate: i trucchi a spese del servizio sanitario pubblico
Sanità sempre più nel mirino in Puglia, specie se si tratta di costi e prestazioni delle strutture convenzionate col servizio pubblico. A chiedere chiarimenti, ancora una volta, è stato il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Mario Conca. Il quale, dopo aver chiesto inutilmente spiegazioni agli enti preposti, ha inviato una richiesta-pec direttamente al dipartimento della Regione Puglia per la Promozione alla Salute. Il consigliere ha chiesto, in sostanza, di conoscere più a fondo i controlli effettuati negli ultimi cinque anni e verificare l’applicazione dei regolamenti regionali da parte delle strutture che erogano prestazioni riabilitative fisioterapiche domiciliari. Ma entriamo nei dettagli. “Dopo le interlocuzioni con il dipartimento di Salute, le audizioni in Commissione dei pazienti disabili della scorsa settimana e le segnalazioni che mi giungono anche dagli operatori – spiega Conca – ritengo che sia necessario approfondire il punto relativo al numero di prestazioni giornaliere di riabilitazione domiciliare effettuate dai fisioterapisti che lavorano nel privato convenzionato ai sensi del Regolamento regionale n. 20/2011. Regolamento che spesso resta solo sulla carta, con prestazioni erogate ai pazienti inferiori per qualità e quantità a quelle previste”. In effetti, secondo i Regolamenti Regionali n.16/2010 e n.20/201, ogni prestazione riabilitativa domiciliare effettuata dal fisioterapista deve durare non meno di 45 minuti. Considerando che ogni fisioterapista impiega in media 72 minuti totali per recarsi al domicilio del paziente e per effettuare la prestazione di 45 minuti si ricava che, in 6 ore lavorative, lo stesso possa effettuare al massimo 5 prestazioni di riabilitazione domiciliare. Per 25 prestazioni riabilitative domiciliari giornaliere si richiede, dunque, la presenza di 7 fisioterapisti per 36 ore settimanali, assunti a tempo indeterminato, per garantire la continuità assistenziale in caso di ferie o malattie. E’ bene sapere che le prestazioni di riabilitazione, al pari di tutte le prestazioni sanitarie, devono assicurare l’efficacia dell’intervento ed il raggiungimento di obiettivi di qualità, al fine di ottimizzare la spesa e preservare la salute dei pazienti. Inoltre, la complessità delle tipologie di disabilità che prevedono la riabilitazione domiciliare sono tali per cui una prestazione riabilitativa al di sotto dei 45 minuti contemplati dal Regolamento perderebbe efficacia. La durata minima, tuttavia, non esclude che la prestazione riabilitativa, affinché risulti appropriata e correlata al bisogno del paziente ed al relativo Progetto Riabilitativo Individuale, possa raggiungere anche i 60 minuti (Linee Guida 1998 e Piano d’indirizzo per la Riabilitazione). “La realtà – spiega Conca – nella maggior parte dei casi è ben diversa: sono molte le segnalazioni in cui emerge che la quasi totalità delle aziende private che si occupano di riabilitazione domiciliare, per risparmiare sulle competenze dei fisioterapisti, costringono questi ultimi ad effettuare una prestazione ogni 60 minuti, anziché nei 72 minuti previsti dai regolamenti regionali, arrecando un danno alla collettività e ancor prima ai lavoratori e agli assistiti. La domanda nasce spontanea: se la tariffa regionale di 48 euro a prestazione è stata calcolata sulla base del costo di 7 fisioterapisti per 25 prestazioni settimanali (36 ore), allora la stessa non andrebbe quantomeno rivista al ribasso alla luce del consolidato modus operandi? Sarebbe opportuno – incalza il pentastellato – verificare anche tramite la Guardia di Finanza, quello che avviene con i soldi dei contribuenti per stanare i furbi. Su una spesa regionale complessiva di 120 milioni, potremmo risparmiare molti milioni di euro, utilizzati per evitare i continui tagli all’assistenza domiciliare da parte delle Asl per carenza di fondi, le interruzioni di servizio pubblico per presunti risparmi e le lunghe liste d’attesa per i nuovi utenti. In alcune strutture è addirittura consuetudine l’utilizzo della banca ore che penalizza oltremodo i dipendenti. Come viene addirittura segnalato che la presenza di diverse tipologie di contrattazione collettiva (Aiop, Uneba, etc,,) viene utilizzata per applicare un trattamento salariale inadeguato rispetto alle mansioni svolte, cosicché alcuni operatori vengono assunti con contratti per RSA pur operando esclusivamente nel domiciliare, con ciò creando ulteriore disparità tra i lavoratori. Maggiori controlli – la conclusione del consigliere regionale pugliese di Minoranza – possono essere la soluzione per garantire un servizio più efficiente ai pazienti ed evitare sprechi di denaro pubblico.
Francesco De Martino
Pubblicato il 12 Novembre 2019