Cultura e Spettacoli

Prima gli olivi, ora “vanno” i menhir

Meno di un anno fa ignoti asportavano tre menhir che si levavano nelle campagne di Supersano, Cannole e Giurdignano, nel leccese. Nessuno si è accorto di niente. Una cosa strana. Per ‘estirpare’ e portar via un megalite anche alto appena un metro e mezzo non basta la forza di un operaio armato di pala e piccone ; né per il trasporto è sufficiente un tre ruote. Servono più uomini e mezzi imponenti (pale meccaniche, bulldozer, ‘muletti’…), ovvero risorse che producono rumore, che hanno bisogno della luce del giorno e anche di tempo per essere messe a frutto, risorse naturalmente ‘vistose’ e che come tali non possono passare inosservate. Eppure… Questi mascalzoni ‘molestano’ anche i dolmen. Alcuni di questi, ancora qui in Puglia, sono stati privati delle pietre più piccole, quelle che delimitano il corridoio d‘acceso alla camera di sepoltura. Non bastasse, si alleggeriscono pure i vecchi muretti a secco delle pietre giudicate più belle. Dalle aie abbandonate si asportano le chianche… Che fine fanno queste rocce? Rivendute a prezzi variabili e ‘deportate’ all’interno di lussuose ville in aperta campagna, esse ornano prati all’inglese, arricchiscono laghetti artificiali, servono a far risaltare un cespuglio fiorito, una pianta di fico d’india… Valle a riconoscere. Le pietre non hanno un codice a barre o un numero di matricola e  persino una cosa vistosa come un menhir, adagiata al suolo in presenza di un dislivello del terreno, può essere fatta passare per uno scalino naturale. Quanto possono rendere i macigni? Anche se pagati non più di cinquanta euro l’uno, rendono abbastanza,  considerato lo scarsissimo rischio corso nel trafugamento. Nel generale abbandono delle campagne, chi bada a un poveraccio che rischia un’ernia per ‘rubare’ una grossa pietra? Il ladro può così indisturbato accumulare in qualche fondo tutti i massi che vuole. Poi il cliente si presenta, sceglie, paga e porta via (ma se vuol essere servito a domicilio dovrà considerare un sovraprezzo). Se parliamo di menhir, però, il furto è solo su commissione. Per prudenza tutto va concluso in giornata : rimozione, trasporto, ricollocamento. In questo caso il committente (verrebbe da chiamarlo il ‘mandante’) si limita a pagare il ‘disturbo’ della manovalanza e il ‘nolo’ della tecnologia. Orientativamente, con mille euro è possibile assicurarsi un ‘pezzo’ pressoché inestimabile. Gli importa assai a questa gentaglia di snaturare un territorio, di scipparlo della Storia. Non fosse emersa la storia della Xylella, si continuerebbe a estirpare olivi in Salento. Ora ‘vanno’ i menhir. Con la differenza che un ulivo estirpato può continuare a vivere altrove. Con i menhir non funziona allo stesso modo. Tanto meno se ne può ripiantare un altro.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 24 Settembre 2016

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