Cronaca

Primarie del Pd, Emiliano vince in Puglia ma non asfalta Renzi

 

Possono tirare un sospiro di sollievo i due esponenti renziani più rappresentativi in Terra di Bari, Antonio Decaro e Marco Lacarra (il primo sindaco del capoluogo e della Città metropolitana, nonché presidente dell’Anci, e l’altro consigliere regionale e segretario pugliese del Pd), ora che le primarie sono terminate e Michele Emiliano, pur primeggiando a Bari ed in Puglia, domenica scorsa non è riuscito ad asfaltare del tutto Matteo Renzi nelle urne dei gazebo locali. Ma Decaro e Lacarra il sospiro di sollievo verosimilmente lo hanno tirato anche per il risultato ottenuto domenica scorsa dalla mozione dell’ex premier nella città di Bari, dove sicuramente era più concentrata l’attenzione dei vertici nazionali del Pd e, in particolare, del coordinatore nazionale della ‘mozione Renzi’, Lorenzo Guerini. Infatti, dei sette seggi presenti nel capoluogo pugliese, solo in due, quelli di Japigia-Torre a Mare e Madonella, le schede a favore di Renzi hanno addirittura superato quelle di Emiliano e nei restanti cinque hanno retto bene con il risultato, considerato che è mancato poco che la partita barese delle primarie si concludesse con un 4 a 3, anziché con un 5 a 2 per Emiliano, atteso che al seggio di Palese-Santo Spirito il distacco tra le due mozioni è stato di un solo voto in più per Emiliano, che ha concretizzato 920 voti a fronte dei 919 di Renzi. Ed anche negli altri quattro seggi cittadini, vale a dire quello di Carbonara, del quartier San Paolo e due di Bari città, il distacco a favore di Emiliano non è risultato abissale, tanto che complessivamente il divario nel capoluogo tra Emiliano e Renzi è di poco superiore ai mille voti. Quindi, chi non dovrebbe dichiararsi pienamente soddisfatto del risultato della consultazione di domenica scorsa, aperta a tutti, è il governatore pugliese, che a Bari giocava “in casa” ed avrebbe dovuto quindi vincere l’esito delle primarie non con un margine alquanto risicato sull’ex premier, ma ampio, anzi a mani basse, come è stato invece per i suoi due rivali, Renzi ed Andrea Orlando, nelle loro rispettive aree territoriali di appartenenza. Pertanto, si può affermare senza troppa enfasi che Emiliano nella “sua Bari”  ha vinto contro Renzi, però non asfaltandolo, ma riuscendo soltanto a mettere delle toppe. Invece, sicuramente più soddisfacente per il presidente della Puglia è stato il risultato complessivo conseguito a livello regionale, avendo vinto con circa venti punti in più su Renzi. Ossia avendo ottenuto il 54,88% contro il 34,91% riportato dall’ex premier. Ancor più netta la vittoria di Emiliano in provincia di Bari, dove complessivamente ha conseguito quasi il 62% a fronte del 32% della mozione renziana. Di contro, a non gioire per il risultato di Renzi in Terra di Bari avrebbero dovuto essere proprio Decaro e Lacarra, visto che in Puglia questa provincia, che – da non dimenticare – è la più popolosa della regione, è stata tra quelle, insieme a Foggia e Bat, dove la ‘mozione Renzi’, in termini percentuali, è andata peggio, pur potendo in teoria vantare del sostegno del Sindaco metropolitano e presidente nazionale dell’Anci, Decaro per l’appunto, oltre che del segretario regionale del partito, Lacarra, entrambi espressione di questa provincia. Però, sia Decaro che Lacarra probabilmente non hanno voluto spingere troppo per la campagna elettorale a favore di Renzi negli altri 40 Comuni della provincia di Bari, per non irritare evidentemente Emiliano, che proprio nel capoluogo pugliese e nella sua provincia si è giocato forse la partita più delicata della sfida con Renzi ed Orlando. Atteggiamento, quest’ultimo, che verosimilmente dovrebbe servire a Decaro e Lacarra anche per il futuro, qualora siano ancora intenzionati ad adottare nel partito, come di fatto è stato in passato, un comportamento “pro Renzi” a Roma e “pro Emiliano” a Bari ed in Puglia. Ma potrà essere ancora così per entrambi nel Pd pugliese e, in particolare, barese? Infatti, se tale ambiguità finora è stata accettata e tollerata da Renzi, per ovvie ragioni di opportunità politica, difficilmente d’ora in poi tale gioco delle “parti in commedia”, interpretato dal duo Decaro-Lacarra, potrà ancora andar bene per Emiliano che, a differenza del passato, adesso ha tutto l’interesse a monetizzare il risultato raggiunto, che gli ha dato modo di costituire all’interno del Pd, e dell’area ad esso afferente, una propria corrente politica, che ha denominato “Fronte democratico”, anche con l’evidente scopo di calamitare intorno a se gli “anti renziani”. Quindi, l’interrogativo da porsi è se per l’immediato futuro Emiliano potrà ancora “sopportare” che nell’unica regione d’Italia ove è risultato vincitore, sia nella conta dei circoli che in sede di primarie “aperte”, ci sia ancora un segretario regionale che è dichiaratamente renziano. E siccome in politica – come è noto agli addetti ai lavori  – sia “l’immagine” che “la forma” sono “sostanza” e non apparenza, prima o poi nel Pd pugliese dovrebbe esserci un “redde rationem”. E, conseguentemente, a lasciarci “le penne” potrebbe essere verosimilmente Lacarra, a cui Emiliano a rigor di logica non dovrebbe lasciare gestire in Puglia la fase post congressuale che coincide con quella delle future elezioni politiche nazionali. E, quindi, della presentazione delle candidature pugliesi per Montecitorio e Palazzo Madama. Infatti, d’ora in poi, è in gioco la credibilità di Emiliano come leader, seppur minoritario, a livello nazionale, poiché quest’ultima verrebbe meno nel caso in cui nel Pd pugliese l’organigramma politico di vertice restasse immutato ed a condurre le “danze” per le candidature alle prossime politiche fossero gli attuali vertici filo renziani. Analogo discorso lo si dovrà applicare per i rapporti politici futuri tra Emiliano e Decaro anche in funzione degli equilibri interni al Pd al Comune di Bari ed al Consiglio metropolitano. Non a caso, nell’intervista rilasciata sabato scorso durante il Tg di un noto network televisivo locale (diffuso anche a livello nazionale), Emiliano ha già apostrofato come “traditori del Sud” coloro che nel partito pugliese in cambio di promesse o incarichi di rilievo nazionale, ricevuti dagli attuali livelli romani del partito, non stavano sostenendo sia lui che le “ragioni del Sud”  da lui rappresentate nella corsa alla poltrona più alta di Largo del Nazzareno. Quindi, a chi del suo partito pugliese implicitamente Emiliano si riferiva in quell’intervista, se non all’accoppiata Decaro-Lacarra? Staremo a vedere, poiché ora è in gioco il futuro esistenziale e politico sia dello stesso Emiliano che della sua neonata corrente interna al Pd. Diversamente, il governatore pugliese rischierebbe di finire come Cesare, pugnalato dal Bruto di turno e scomparendo così dalla scena politica nazionale prima ancora di affermarsi come credibile oppositore del profondo Sud interno al Pd di Renzi. E, quindi, come effettiva futura alternativa al “giovin bardo fiorentino”  di Rignano sull’Arno.         

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Maggio 2017

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