Cronaca

Primarie di Pd e Sel nel barese, un trionfo solo di polemiche

Il trionfo per le primarie di Pd e Sel nel barese non può di certo essere quello registrato nella partecipazione al voto nei seggi elettorali allestiti in tutti i quarantuno Comuni della provincia di Bari, ma principalmente quello per le polemiche scoppiate all’interno dei due partiti successivamente allo scrutinio. Infatti, a fronte degli oltre quarantamila votanti che parteciparono in provincia di Bari alle primarie del 25 novembre scorso per la scelta del candidato premier, il numero di color che ora ha partecipato alla scelta dei candidati al Parlamento da piazzare in posizione sicura nella lista pugliese del partito di Pierluigi Bersani, il Pd per l’appunto, ed in quella di Sel, che a livello nazionale ha come leader il governatore della Puglia, Nichi Vendola, si è ridotto a meno della metà, ossia a poco più di 19mila elettori. A Bari città, in particolare, il calo è stato ancora maggiore, considerato che alle primarie di fine novembre si presentarono ai seggi circa dodicimila elettori, mentre in quelle di fine dicembre sono stati appena quattromila. Una dissertazione delle urne che non si giustificherebbe soltanto col fatto che le primarie per la scelta dei parlamentari si sono svolte in pieno periodo di festività natalizie e, quindi, molti di coloro che potevano partecipare alla consultazione erano, forse, già in vacanza, o impegnati in attività connesse alle festività. Il vistoso calo dei partecipanti – secondo alcuni addetti ai lavori – potrebbe essere dovuto al disinteresse a partecipare ad una consultazione limitata agli iscritti ed a coloro che erano intervenuti nelle primarie di novembre. Secondo altri, invece, l’insuccesso registrato domenica scorsa nella partecipazione al voto sarebbe attribuibile alla scarsa fiducia che molti di quegli stessi elettori di centrosinistra, che avevano partecipato alla scelta del candidato premier, hanno nell’attuale sistema di elezione dei parlamentari con liste bloccate, in cui gli eletti non si può certo dire che vengano scelti dall’intero corpo elettorale. In altri termini, molti di coloro che non hanno confermato la loro presenza alle primarie per i parlamentari probabilmente preferirebbero l’introduzione della preferenza sulla scheda elettorale al momento delle “elezioni vere” per il Parlamento. Però, non è solo questa la critica che serpeggia all’interno di molti simpatizzanti ed elettori stessi di Pd e Sel, che con la loro defezione alle primarie, per scegliere i nomi da mettere nella lista in posizione sicura per l’elezione in Parlamento, ha voluto forse dimostrare il proprio dissenso nei confronti di una classe politica che, a prescindere dagli schieramenti, non ha fatto nulla per cambiare la legge elettorale, meglio nota come “porcellum”, introdotta nel 2005 dal centrodestra, ma sicuramente molto gradita anche alle forze di centrosinistra, perché toglie agli elettori ogni possibilità nella scelta dei candidati per il Parlamento nelle “vere elezioni” politiche, che si svolgono con tutte le garanzie istituzionali al momento della consultazione ufficiale del corpo elettorale. E che le primarie di Pd e Sel di domenica scorsa siano considerate da molti poco più che una farsa “Ne è prova – dicono molti stessi elettori di sinistra – il fatto che in Puglia a distanza di molte ore dalla chiusura dei seggi il Sel non rendeva ancora noto ufficialmente i risultati della consultazione”. Una consultazione, quella delle primarie appunto, che oltre ad essere poco chiara, e quindi scarsamente garantista per l’assenza di controlli istituzionali nel rispetto delle formalità e delle regole, che invece sono presenti nelle consultazioni elettorali vere, è soprattutto discriminatoria, poiché già in partenza, lo scorso 25 novembre, ha escluso dalla possibilità di partecipazione alla scelta tutti coloro che, per condizioni economiche soggettive, non erano nelle condizioni di farsi carico del costo di due Euro, necessario a poter intervenire alla consultazione. Una discriminante, questa, che nelle primarie di Pd e Sel ha messo fuori gioco sostanzialmente proprio i soggetti economicamente deboli, più indifesi e in condizioni di maggior disagio della popolazione. In definitiva, proprio coloro che più di altri avrebbero necessità di avere in Parlamento dei rappresentanti che si occupassero effettivamente dei problemi delle fasce sociali maggiormente bisognevoli di attenzione e tutela. Infatti, qualche acuto osservatore, a riguardo delle primarie inventate da Pd e Sel per sopperire ai deficit di democrazia introdotti con il “Porcellum”, ha ironicamente evidenziato il paradosso della partecipazione a pagamento al voto delle primarie del centrosinistra, sostenendo che, alla luce di questo nuovo metodo di presunta democrazia partecipata, si potrebbe integrare la nota frase del senatore Giovanni Agnelli dicendo che l’Italia, oltre ad essere “Una Repubblica delle banane” ora è pure “Una democrazia da banane”.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Gennaio 2013

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