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Primarie Pd, vittoria “al veleno” per Emiliano

Le primarie del Pd si sono concluse domenica scorsa, ma le polemiche ed i veleni all’interno del partito pugliese di Matteo Renzi non ancora. Infatti, gli strascichi su ciò che è accaduto in Puglia, per il voto delle primarie della scorsa domenica, sono verosimilmente destinati a trascinarsi per molto tempo ancora, a cominciare da Bari, dove probabilmente sia il candidato locale alla segreteria nazionale del Pd, Michele Emiliano, che il sindaco renziano del capoluogo, Antonio Decaro,  non saranno rimasti pienamente soddisfatti del risultato cittadino conseguito dalle rispettive mozioni di riferimento. Ed anche se nessuno di questi due esponenti, per necessità e convenienza, ammette la delusione complessiva riportata con i numeri emersi dalle urne, entrambi non possono certamente negare che sicuramente si aspettavano di più dai gazebo per le rispettive cordate, che – come è noto – si sono invece attestate con un divario a favore di Emiliano di circa 650 voti una dall’altra. Infatti, i consensi totali conseguiti nei sette seggi di Bari da Emiliano sono stati 6.531, pari ad un 49,7% e quelli di Renzi 5871, pari al 44,6%. Quindi, il governatore della Puglia nella sua città ha distanziato il suo principale antagonista ed avversario (da non dimenticare l’affermazione di Emiliano: “il voto dato a me è contro Renzi”) di appena cinque punti percentuali. Un po’ pochi per Emiliano, se si considera che soprattutto nel capoluogo pugliese giocava “in casa” sia perché è barese, sia perché in questa città lui è stato sindaco ininterrottamente per ben dieci anni, nonché due volte segretario regionale del partito da ottobre del 2007 fino a maggio dello scorso anno, con un intermezzo da presidente del Pd pugliese, oltre che dal giugno 2015 presidente della Regione. Se si considera, inoltre, che i due principali sostenitori di Renzi nel capoluogo, e quindi procacciatori di consensi proprio contro lo stesso Emiliano, sono stati il sindaco Decaro ed il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, entrambi ex assessori a Palazzo di Città durante l’era Emiliano, allora la delusione del governatore, nonostante il successo, dovrebbe essere ancora più dolorosa, in quanto è mancato poco che lo sfidante pugliese di Renzi andasse sotto proprio nella località dove avrebbe dovuto vincere la sfida a mani basse ed in maniera schiacciante. Ma così non è stato ed Emiliano deve prendere atto che il successo riportato di misura sull’ex premier a Bari lo deve quasi sicuramente in toto a cittadini che, alle consultazioni “vere”,  non sono né del suo partito, né tantomeno della coalizione di maggioranza di cui questo fa parte. Ma trattasi di elettori tendenzialmente di centrodestra che sono stati sollecitati a votare per lui alle primarie per ragioni diverse, non ultima quella di natura campanilistica. Oltre al fatto che era anche l’unico candidato del Sud a tentare la scalata per la segreteria del maggior partito nazionale. Alcuni baresi potrebbero averlo sostenuto anche perché non hanno visto di occhio il tradimento che nella tornata congressuale appena conclusa ha subito da Decaro e Lacarra che, pur essendo state in definitiva i maggior beneficiari dal 2004 della sua ascesa politica a Bari ed in Puglia, si sono comunque schieratisi con Renzi e nell’ultima settimana prima del voto ai gazebo si sono – a detta di alcuni bene informati della politica locale – pure accaniti nella sfida a sostegno di Renzi contro Emiliano propria a Bari città. Però, a non essere pienamente soddisfatto del risultato conseguito domenica scorsa nel capoluogo potrebbe essere anche l’ex premier che invece avrebbe sicuramente voluto primeggiare anche a Bari, come è accaduto per la sua mozione a Taranto e Lecce città, dove i suoi referenti locali sono riusciti a farlo arrivare primo sul governatore pugliese che, tutto sommato, anche lì poteva essere considerato il candidato “di casa”. Infatti, una vittoria di Renzi su Emiliano anche a Bari città avrebbe consenti all’ex premier di deridere il governatore a livello nazionale nel partito, oltre che di delegittimarne la leadership. E questo probabilmente potrebbe essere stato l’ordine di Renzi impartito prima del voto dei gazebo a Decaro e Lacarra per Bari città, in cambio verosimilmente di rassicurazioni sulla carriera politica futura di entrambi. E sarà stato per tali plausibili motivi che i due maggiori referenti dell’ex premier nel capoluogo si sono “infiammati” sul finire della campagna elettorale. Fuoco i cui effetti si stanno trascinando anche dopo le primarie, visto che ora nel Pd barese si sta tentando anche di gettare qualche ombra sul risultato cittadino che ha visto vincente Emiliano con dei colpi bassi, tipo quello dell’esposto presentato ieri mattina in Procura dalla segretaria cittadina renziana del Pd, Anna Tamborrino, su presunte irregolarità verificatesi domenica scorsa ai seggi  cittadini delle primarie del Pd. Oggetto dell’esposto? L’uso anomalo delle ricevute e l’infiltrazione ai seggi di soggetti appartenenti a organizzazioni criminali del capoluogo pugliese. Sarà vero? Comunque sia trattasi di una consultazione interna ad un partito politico i cui eventuali risvolti potranno incidere ben poco o nulla sul risultato conseguito. Quindi, l’unico vero obiettivo (politico) di simile iniziativa, secondo qualche addetto ai lavori, non può che essere, a rigor di logica, quello di mettere in ombra la vittoria barese di Emiliano. Se così fosse, infatti, si tratterebbe di una vittoria “al veleno” nel Pd barese.        

 

Giuseppe Palella      


Pubblicato il 5 Maggio 2017

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