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Primarie quasi pronte nel centrosinistra, ancora in stato confusionale il centrodestra

La data del 30 novembre prossimo, per lo svolgimento delle primarie del centrosinistra, era già stata fissata un paio di settimane fa. Ora ci sono pure le regole. Invece nel centrodestra di primarie per la scelta del nome da candidare a governatore alle regionali del 2015 se ne parla, ma c’è confusione su tutto. Infatti, dopo la pesante sconfitta registrata alle recenti elezioni amministrative baresi, la coalizione pugliese del centrodestra – secondo qualcuno – si presenta come un pugile ancora rintontito dai colpi ricevuti dall’avversario e barcollante, che a distanza di oltre un mese dalle votazioni non riesce neppure a serrare le fila, per ripartire quanto prima senza commettere gli stessi errori che hanno preceduto le elezioni comunali di Bari. Ma procediamo per ordine e riassumiamo la situazione attuale dei due maggiori schieramenti politici pugliesi. Il centrosinistra, oltre alla data, ha fissato lo scorso mercoledì le regole di come celebrare le primarie che dovranno indicare il nome da candidare la prossima primavera alla guida della Regione. Gli aspiranti candidati di centrosinistra alla presidenza della Regione avranno tempo fino al 22 settembre (vale a dire fino al giorno successivo alla data di chiusura dell’edizione prossima della Fiera del Levante), per comunicare la propria candidatura. Poi, nei cinque giorni successivi, sarà il nucleo di coordinamento del centrosinistra pugliese a valutare l’ammissibilità o meno della candidatura ed, in caso favorevole, gli ammessi alle primarie avranno tempo fino al 27 ottobre per raccogliere a livello regionale non meno di 9.250 firme, con l’obbligo che almeno il 10% di queste venga raccolto in ciascuna delle sei province pugliese, al fine della presentazione ed ammissione definitiva della stessa alla conta del 30 novembre. E proprio la condizione minima delle 925 firme uguale per tutte e sei le province che potrebbe rendere difficoltoso la partecipazione a qualche aspirante candidato alla primarie. Infatti, a detta di qualche bene informato, pare che tale clausola possa essere stata voluta apposta da qualche mente raffinata della segreteria regionale dei “dem” per tentare di favorire nel Pd la candidatura unica di Michele Emiliano, o quantomeno per evitare di indebolirla proprio in provincia di Bari (che è quella elettoralmente più consistente ed in cui il segretario regionale potrebbe controllare meglio il partito), con la presenza di altre candidature forti a livello locale, ma che nelle province piccole, come quella di Brindisi e la Bat, non dovrebbero essere praticamente in grado di raggiungere il numero minimo di firme necessario alla candidatura. Infatti, il rischio maggiore per il segretario pugliese del Pd, che evidentemente vorrebbe essere l’unico candidato del partito alle primarie, è sicuramente quello di un indebolimento della propria candidatura a causa della presenza di altre figure autorevoli del Pd pugliese nella corsa per il vertice della Regione. Indebolimento che potrebbe inevitabilmente riservare qualche sorpresa ad Emiliano, che su base regionale potrebbe essere superato ai gazebo da qualche esponente del suo stesso partito in grado di raccogliere più consensi dall’apparato tradizionale di base o, addirittura, da quello che al momento sembra lo sfidante più probabile che Sel possa mettere in campo alle primarie, il senatore Dario Stefano, che è sicuramente il nome più gradito, come successore, al governatore uscente Nichi Vendola. Infatti, l’annuncio della candidatura di Stefano alle primarie potrebbe essere resa data  domani – oggi per chi legge – nel corso della conferenza stampa, prevista a Bari presso l’Hotel di Villa Romanazzi, e convocata dal noto esponente salentino di Sel. Quindi, la coalizione di centrosinistra ha già preparato tutto per procedere alla scelta del nome da portare l’anno prossimo come candidato governatore ed è pure pronta con i primi nomi da schierare alle primarie, mentre sul fronte opposto non c’è praticamente nulla di definito né per le primarie, né tantomeno per i nomi da mettere in campo nell’eventuale scelta ai gazebo. E tale ritardo, per uno schieramento politico da circa dieci anni in Puglia all’opposizione, è grave e significativo, perché sintomo evidentemente della situazione di confusione ed incertezze in cui si ritrova. Esattamente come è accaduto a Bari per le scorse amministrative. Una storia che potrebbe ripetersi nel 2015 per la Regione. Tanto i precedenti di certo non mancano.       

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Luglio 2014

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