Profughi, l’arma ISIS. La Puglia è ‘attrezzata’?
Qualche giorno fa Giuliana Perrotta, Prefetto di Lecce, ha convocato un vertice per considerare i rischi a cui è esposta la Puglia, specie il Salento, in considerazione della crisi libica e delle minacce Isis. In un suo intervento Cataldo Motta, Procuratore del Tribunale di Lecce, ha escluso almeno per il momento alcun “rischio concreto”, mancando segnalazioni di terroristi intenzionati a usare il canale d’Otranto per sbarcare in Italia. In ogni caso saremmo “attrezzati”… In ordine al primo punto auguriamoci che i nostri Servizi di Sicurezza sappiano quel che dicono. Piuttosto, che intende Motta per ‘attrezzati’? Di recente, e in più di una circostanza, la Puglia si è dimostrata all’altezza della situazione quando si è trattato di soccorrere uomini in pericolo di vita a bordo di traghetti nel Basso Adriatico. Ma qui è diverso. E’ affatto improbabile che l’Isis volendo colpire l’Italia forzi la partenza in blocco alla volta del nostro paese dei settecentomila profughi che al presente stazionano sulle coste libiche e che in circostanze diverse sarebbero partiti a scaglioni. Non potendo puntare tutti su Lampedusa, una quantità sterminata di gommoni, pescherecci e altre carrette del mare farebbe rotta verso la Sicilia, la Calabria e la Puglia (peraltro ‘aggredibile’ anche dal versante jonico, ma Motta sembra se ne sia dimenticato). In caso di esodo in massa si può ragionevolmente temere un approdo in Puglia fra Jonio e Adriatico di un centomila profughi. L’ipotesi è affatto peregrina. Indipendentemente dall’antico costume diplomatico della ‘dichiarazione’, noi siamo in guerra. Una guerra subdola, contro un nemico determinatissimo, visibile solo in minima parte e reso forte dall’irresolutezza europea. I miliziani del califfato nero sanno che, una volta al largo, soltanto poche di quelle imbarcazioni possono essere rispedite indietro. E’ un’arma geniale la loro, un’arma a bassissimo costo e che come tale si fa beffe della raffinata tecnologia delle (inerti) forze armate europee. Si potrà obiettare che neanche a requisire ogni natante al momento all’ancora sulla costa libica si potrebbe trasferire tanta gente. Nessuno però ha detto che per sferrare questo colpo mortale servano solo imbarcazioni piccole. La breve ma già ricca storia delle fughe da paesi indesiderati insegna che anche una nave può sfuggire a radar e satelliti. E un cargo lo si può stipare di esseri umani allo stesso modo che di legname, carbone o altra merce. Abbiamo dimenticato che nel 1991 una nave malconcia, il Vlora, scaricò a Bari un ‘carico’ di ventimila albanesi? Teoricamente, ne bastano trentacinque di Vlora per ‘smaltire’ l’intero stock. E ora i professionisti dell’esodo in massa usano, a una trentina di miglia dall’obiettivo, abbandonare la nave con il timone bloccato e il motore spinto alla massima potenza. Una bomba umana che avanza come un rompighiaccio… Fermare questi bastimenti vuol dire task force con uomini che si calano a bordo dall’alto di elicotteri…. Se tutto va bene resta da accogliere quindici, ventimila persone. E allora, siamo ‘attrezzati’?
Italo Interesse
Pubblicato il 21 Febbraio 2015