Non c’è pace sul ponte ancora senza nome a Bari, inaugurato il mese scorso e con ancora tanti, troppi dubbi da chiarire: c’è un fascicolo di indagine conoscitiva senza indagati, almeno per adesso, presso la sezione giurisdizionale pugliese della Procura della Corte dei Conti. E su quell’appalto e relative varianti del ponte ‘strallato’ sull’Asse Nord-Sud, davanti al cimitero e al palagiustizia di via H. Nazariantz, a Bari, s’è tornati a parlarne ieri mattina nella sede di Area Popolare in via Sparano, in testa gli ex assessori di centrodestra Ninì Cea a Peppino Loiacono. Un ponte che, al netto dei sopralluoghi di sindaco e assessori a mano a mano che s’avvicinava l’inaugurazione – calendarizzata frettolosamente per l’apertura della Fiera del levante – sta attirando l’attenzione degli investigatori a causa del progetto iniziale totalmente stravolto, ma anche dei materiali usati dalla ditta appaltatrice (diversi da quelli promessi in progetto) dopo che già a novembre 2012 erano tornati prepotentemente alla ribalta, a proposito dei lavori in corso, gli <<…imbarazzanti ritardi a cui sono soggetti>> denunciati dai partiti di opposizione. Tutto già contenuto, come hanno ricordato Loiacono e Cea, in un ampio e dettagliato esposto finito, come detto, sul tavolo della procura contabile di via Matteotti che a questo punto vuole capire, al di là di denunce, dubbi e sospetti, se è vero che in corso d’opera sono stati cambiati radicalmente sia la forma iniziale e sia i materiali usati per costruirlo (da cemento armato ad acciaio), quel ponte al margine del rione Libertà che, a questo punto, potrebbe chiamarsi <> o addirittura <>, considerati come sono mutati in corso d’opera la sua architettura, i tempi e i costi per la sua costruzione. Una serie infinta di cambiamenti deliberati per affrontare nuovamente, appunto, il problema principale dei lavori che riguardava, per esempio, le indagini preliminari effettuate sul suolo su cui avevano appena terminato di realizzare i plinti. Indagini che, per la presunta indisponibilità delle aree, furono eseguite in due tempi diversi, come emerge dalla denuncia al vaglio degli inquirenti, obbligando i progettisti a rivedere i calcoli strutturali. E cosi’, a novembre di quattro anni fa, la Giunta Comunale aveva dovuto approvare due perizie di variante, di cui una relativa ai nuovi calcoli e che tra non molto potrebbero terminare al centro di un contenzioso giudiziario, sotto forma di ‘riserve’ apposte dall’impresa alla stazione appaltante. Cioè al Comune di Bari che in questo appalto ci ha già rimesso un bel mucchio di quattrini. Tuttavia, al di là dell’inchiesta che non sembra né facile, né tanto meno breve, riavvolgiamo il nastro di progetti, appalti e aggiudicazioni del ponte che, perlomeno, accorcerà sensibilmente i tempi di percorrenza da una capo all’altro della Città, appunto da nord a sud. Siamo a marzo 2013, quando il cantiere che doveva essere già aperto e a pieno ritmo, risulta chiuso, mentre già tre anni prima l’assessore ai Lavori Pubblici Simonetta Lorusso rendeva noto che era stata aggiudicata alla grande impresa “Cimolai” da Pordenone la gara per la costruzione di un’opera ‘mastodontica’ per Bari. E la Cimolai, azienda ‘leader’ nella costruzione di – si badi, metallici! – in tutto il mondo, aveva offerto un ribasso del 31,198% sull’importo dei lavori a base d’asta, pari a 26milioni 125mila euro. Soddisfatto anche l’allora deputato Antonio Decaro, che si già occupava dell’appalto in qualità di tecnico incaricato dallo stesso Ente Comunale, mentre alla fine l’opera è stata progettata da un gruppo di professionisti – composto da RPA di Perugia, Net Engineering di Padova, studio Carlos Fernandez Casado di Madrid e Consorzio Uning di Bari – che si sono aggiudicati la gara pubblica alla quale avevano partecipato quindici associazioni temporanee. Ed ora i segugi contabili dovranno accertare per quale motivo quel progetto originario (lo stesso che ha vinto la gara) è stato quasi completamente stravolto dalle perizie approvate dal Comune (e avallate dall’ingegner Gaetano Ranieri, direttore dei lavori, zio di Luigi, quest’ultimo nel consorzio Uning, tecnico di fiducia e ‘longa manus’ dell’attuale primo cittadino) per risparmiare, come da prima delibera di variante, appena 40mila euro. E il ‘grande pregio architettonico, il cui elemento caratterizzante stava proprio nella configurazione dell’antenna (dell’altezza di circa 78 metri) di questo super-ponte, passato da cemento armato a sezioni rastremate in acciaio? E i tempi per la realizzazione, dilatati a fisarmonica, pur con due varianti? Progetto che, pur avendo convinto la commissione ad assegnargli la palma di migliore al concorso, successivamente è stato, ripetiamo, completamente stravolto, mettendo a repentaglio parecchi principi cardine in tema di appalti pubblici? Ma mentre gli inquirenti della Corte dei Conti stanno lavorando per stabilire se è stato tutto regolare, o se c’è stato danno a carico del Pubblico Erario nell’iter per costruire il ponte sull’asse Nord-Sud, ciò che apparentemente appassiona gli amministratori è il nome da affibbiargli, al ponte delle…beffe!
Francesco De Martino
Pubblicato il 5 Ottobre 2016