Programma di Sviluppo Rurale, la Liguria supera l’esame, la Puglia sbatte contro le ‘censure’ Ue
“Sono ben duecentodieci milioni di euro di finanziamenti europei per dare ossigeno ad uno dei comparti trainanti dell’economia pugliese: l’agricoltura. Per questo diventa fondamentale porre la massima attenzione e non ripetere gli errori del passato nella riscrittura del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020, dopo le osservazioni e le bocciatura da parte di Bruxelles”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale pugliese Gianni Stea (Ap-Ncd-Lista Schittulli) che, in una nota, chiede all’assessore all’Agricoltura Di Gioia “di fare chiarezza su quanto accaduto e di porre rimedio ai danni ereditati dalla precedente Amministrazione regionale”. “Proprio in questi giorni – dice ancora Stea – apprendiamo che anche la Liguria ha passato l’esame della Commissione europea. Sale così a dodici il numero delle Regioni il cui Psr ha avuto il via libera, ma purtroppo tra queste manca all’appello proprio la Puglia, la cui Agricoltura, pur costituendo una delle principali voci dello sviluppo economico e sociale, è da anni alle prese con una lunga e inesorabile crisi dalle eventuali conseguenze che possono diventare devastanti. Un pericolo che rende ancora più insopportabile, per gli addetti ai lavori e le per le comunità che vivono dell’indotto dell’Agroalimentare, la bocciatura del Psr così come messo nero su bianco dall’ultima amministrazione Vendola. A Di Gioia chiediamo una svolta decisa e precisa alla guida del comparto e, soprattutto, tempi brevissimi nel redigere il nuovo Programma di Sviluppo Rurale”. Insomma, sui fondi per l’agricoltura ci vogliono “dati certi” perché il settore primario versa in uno stato di grande difficoltà e perdere milioni di euro sarebbe un gravissimo fallimento politico. Per questo, in passato sono state parecchie le richiesta di audizione dell’assessore regionale all’Agricoltura nella Commissione competente, per avere un quadro preciso e dettagliato della spesa relativa al PSR 2007-2013 e sapere a che punto è il nuovo Piano di Sviluppo Rurale, tornato indietro dopo la sonora bocciatura dell’Unione Europea. La Puglia potrebbe essere costretta a restituire all’Ue i fondi non spesi della vecchia programmazione perché, anche qui, i ritardi collezionati sono stati fatali. E visto che è passato quasi un anno, facile che il PSR 2014-2020 faccia la stessa fine, ritrovandosi poi a fare una nuova corsa contro il tempo per non perdere importanti risorse. A nudo, insomma, l’evidente incapacità nella programmazione della spesa sta privando gli agricoltori della possibilità di attingere ai fondi comunitari che, oggi, rappresenterebbero una vera e propria boccata d’ossigeno.
In effetti è trascorso un anno e poco più da quando, 22 luglio 2014, scadde il termine per l’approvazione e l’inoltro all’Unione Europea del Piano di Sviluppo Rurale in Puglia, ambizioso strumento essenziale per la gestione dei fondi europei relativi alla programmazione 2014-2020 all’interno del pianeta agricoltura, in Puglia. E oggi, primi di agosto 2015, non sappiamo che fine abbia fatto questo Psr, mentre gli agricoltori vengono tartassati da cartelle esattoriali, imu agricola e calamità naturali. Il rieletto consigliere regionale Nino marmo, che dell’agricoltura in Puglia è stato anche assessore ai tempi di Fitto e del centrodestra, non ha la memoria corta. Dopo tre mesi, ovvero a ottobre 2014, l’ex assessore all’Agricoltura Nardoni presentò in Commissione consiliare le linee guida del Piano. Il resto è storia nota, purtroppo: falle e una caterva di osservazioni dell’Unione Europea per colpa di una programmazione scellerata. Una programmazione densa di buchi neri e allocazioni finanziarie incredibili, dai 20 milioni di euro per le calamità naturali (alla faccia della Xylella fastidiosa), contro altri 33 milioni per le consulenze e 25 milioni per la comunicazione. Ma non basta. Nel rapporto sul sito della rete rurale nazionale che riporta l’avanzamento della spesa sostenuta fino al 30 settembre 2014 dai PSR italiani, emerge che la Puglia rischia di dover restituire all’Unione europea più di 87 milioni di euro di fondi FESR. Possibile tanta sciatteria in un comparto da anni, ormai, impegnato massicciamente a supportare le più svariate manifestazioni di valorizzazione e campagne di comunicazione dei prodotti caserecci pugliesi? Coinvolgendo e sostenendo soprattutto economicamente, vale la pena di ricordarlo, associazioni di categoria, mezzi di comunicazioni, stampa, tv locali, eventi, festival e perfino convegni e missioni all’estero, senza badare a spese, la nostra regione si ritrova con un pugno di mosche in mano. E arriviamo a oggi: a maggio dall’Ue sono arrivate le conferme che Piano di sviluppo rurale presentato in ritardo dalla Puglia non è stato semplicemente bocciato, ma ha ricevuto un giudizio pesantissimo da Bruxelles. Un giudizio che ha certificato la preoccupante e pericolosa incompetenza del centrosinistra, con un totale di 640 osservazioni negative tra tabelle illeggibili ed errori nei riferimenti normativi. Così, l’Ue ha dato un colpo di spugna al piano pugliese, ma oggi… c’è qualcuno che se ne sta occupando?
Antonio De Luigi
Pubblicato il 10 Ottobre 2015