Cronaca

Protesta nazionale della Coldiretti alla presenza del ministro Martina

Si è svolta a Bari la manifestazione nazionale di protesta della Coldiretti contro la politica agricola dell’Ue che non tutela l’origine dei prodotti, e quindi quelli di qualità. E così facendo, evidentemente, non garantisce neppure la sopravvivenza nel mercato globale delle aziende agricole italiane, in particolare del Sud, che della qualità hanno fatto la loro principale bandiera. Per tali motivazioni, ieri (ndr – mercoledì) oltre quattromila agricoltori e titolari di aziende agricole di Puglia e Basilicata hanno sfilato per le strade di Bari a bordo di trattori, armati di striscioni anti Ue, animando una delle più imponenti manifestazioni agricole di protesta degli ultimi anni. Al centro della contestazione il disegno di legge europeo diretto a modificare l’articolo 7 della legge numero 9, che dal 2013 disciplina l’etichettatura. “L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti” ha dichiarato il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, che ha aggiunto: “con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004 grazie alla quale è diventato obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte fresco e quella della passata di pomodoro in Italia”. Da allora, infatti, molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa, però l’etichetta resta ancora anonima per quasi la metà della spesa, dai formaggi ai salumi, dai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. “Il settore agricolo diventa merce di scambio senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale ed ambientale sui nostri territori”  aveva denunciato in premessa il presidente della Coldiretti, che per questo ha chiesto al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina (Pd), presente a Bari per potare il saluto ed il sostegno del governo ai manifestanti,  che “si attivino urgentemente le clausole di salvaguardia previsti dagli accordi bilaterali, vista la grave perturbazione di mercato creata dall’eccessivo aumento delle importazioni”. In un momento, tra l’altro, assai difficile per l’economia nazionale che sul mercato necessita, ora più che mai, del valore aggiunto della trasparenza”. Però, una novità dell’ultima ora  della Ue é l’ipotesi di togliere la data di scadenza dell’olio di oliva, per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori. “Dopo il via libera all’accesso supplementare di olio tunisino –  ha denunciato il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – è l’ultimo affronto inaccettabile all’olivicoltura”. Infatti, ha poi chiarito lo stesso Cantele, “si intende favorire lo smaltimento di olio vecchio e fa invece venir meno una importante misura di salvaguardia per il consumatore, dato che l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche con il passar del tempo”. “Non possiamo più accettare – ha sottolineato il presidente pugliese di Coldiretti – il totale disinteresse dell’Europa verso il settore agroalimentare che in Puglia ha segnato anche nel quarto trimestre del 2015 l’aumento del 26% degli occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, spiegando inoltre che “con il nuovo Psr (ndr – Piano di sviluppo rurale), tra l’altro, ci sono opportunità di insediamento nell’agricoltura pugliese per circa 2000 giovani, con premi al primo insediamento e interventi regionali che vanno dal sostegno all’ammodernamento delle imprese alle filiere corte, dalla gestione del rischio fino alla biodiversità”. Secondo la Coldiretti, infatti, è necessario mantenere il termine minimo di conservazione, prevedendo una possibilità di deroga solo qualora il produttore adotti ulteriori accorgimenti per la conservazione organolettica del prodotto, da riportare in etichetta. Sarebbe importante introdurre l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’annata di produzione dell’olio contraddistinto da tale etichettatura. Però, il disegno di legge europea n.2015 rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che “l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita”, con l’effetto – ha denuncia inoltre la Coldiretti – di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva. Infatti, sempre secondo Coldiretti, dall’abolizione della data minima di scadenza in etichetta “a guadagnare sono solo le grandi multinazionali che hanno già avuto dall’Unione Europea un regalo da 110 milioni di Euro,  grazie allo sconto di 1,24 Euro a chilo che è stato concesso con il nuovo contingente agevolato di 35 milioni di chili dalla Tunisia e che va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste da un precedente accordo di collaborazione Ue-Tunisia, portando così l totale degli arrivi ‘agevolati’ annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente pari a tutto l’import in Italia dal Paese africano”.

“Con un + 8,59% della Plv (Produzione lorda vendibile) che torna a superare nuovamente i 3 miliardi di valore l’agroalimentare pugliese si rivela – ha poi sottolineato il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti –  il traino dell’economia regionale nel 2015”. Infatti, ha aggiunto lo stesso Corsetti, “è boom per le esportazioni agroalimentari pugliesi all’estero che nel 2015 raggiungono il massimo storico salendo oltre quota 1,6 miliardi di Euro, con un incremento del 16% nel confronto con l’anno precedente”. Per cui, ha dichiarato inoltre il direttore pugliese di Coldiretti, quello dell’agroalimentare “é un settore che va assolutamente tutelato e messo in protezione rispetto al mercato parallelo di prodotti provenienti magari da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, utilizzando il marchio ‘Made in Italy’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori”. Oggi quasi la metà della spesa dei cittadini – ha denunciato Coldiretti dalla manifestazione di protesta a Bari – resta è anonima con prodotti importati dall’estero che vengono spacciati come italiani, perché non è obbligatoria alcuna indicazione in etichetta. Ma ora  ci sono finalmente  le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. Un via libera venuto sulla base del regolamento comunitario N.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, che consente ai singoli Stati membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine, ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole. Si tratterà solo di capire se il governo Renzi con il suo ministro alle Politiche agricole, Martina  per l’appunto, hanno la volontà politica di rendere effettiva tale richiesta dei cittadini e, soprattutto, dei produttori agricoli italiani.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 24 Marzo 2016

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