Cultura e Spettacoli

Pugile, centauro e scrittore: così l’iter esistenziale d’un antifascista

Pur senza volerlo, i due moschettieri della parola si sono sfidati a colpi di fioretto in un’avvincente schermaglia che li ha visti in campo per presentare l’opera prima del compianto Giorgio Donaldo Pepe dal titolo “Racconti, novelle e… ricordi di famiglia”, pubblicato da “Puglia Grafica Sud”. Un libro che i familiari hanno voluto nel centenario della nascita di un congiunto che è stato penalizzato nella vita professionale per proclamare ai quattro venti il suo acceso antifascismo, rifiutando persino la tessera e anche l’appellativo di “camerata”.I due oratori d’eccezione – Corrado Petrocelli, rettore dell’Università di Bari e il prof. Aldo Luisi, ordinario di lingua e letteratura latina –  hanno polarizzato, con il loro forbito eloquio, l’attenzione del folto pubblico, tra cui c’erano anche i figli e i parenti del festeggiato, che gremiva il “Salone degli Specchi” del Palazzo Ateneo.E così dai due Ciceroni ne abbiamo apprese delle belle sul conto dello scrittore, compresa una ridda di particolari che hanno contrassegnato il suo movimentato iter esistenziale. A partire dal nome – George Donald – riveniente da uno zio d’America, nome che durante il Ventennio divenne Giorgio Donaldo in seguito al diktat fascista che aveva dichiarato guerra ai termini stranieri per cui anche il famoso “play-boy” divenne “vitaiolo” in ossequio alle italiche radici.Giorgio Donaldo – ormai  non più George Donald – si distinse ben presto per la sua attività agonistica: campione pugliese dei pesi piuma, osannato al Teatro Petruzzelli in una memorabile serata nella quale si  esibì anche Primo Carnera. Ma il giovane pugile aveva un’altra passione, ancora più coinvolgente della boxe: il motociclismo. Un brutto giorno, però, sfrecciando a bordo della sua “Bianchi 500”, sulla  Taranto- Martina Franca, ebbe un pauroso incidente che doveva cambiare il decorso del suo modus vivendi. Per la rovinosa caduta, infatti, il centauro, allora ventunenne, fu costretto a tirare i remi in barca per aver subito gravi danni all’udito. Insomma, era quasi del tutto sordo, come se lo avessero murato vivo. Giorgio Donaldo, comunque, non si perse d’animo. Aveva ancora tante frecce nel suo arco da non esitare un attimo a darsi alla lettura per gustare tante “perle” della nostra letteratura. Non solo. Cominciò pure a mettere nero su bianco. E proprio da quei primi affondi è nato l’autore di “Racconti, novelle e… ricordi di famiglia”. Sono bozzetti – ha osservato Corrado Petrocelli – che hanno il pregio dell’immediatezza e della sincerità di accenti. Come lo erano, in campo pittorico, i bozzetti realizzati dagli artisti dell’Ottocento in vista di un mega-dipinto: piccoli, significati esempi di come si possa raggiungere l’acme dell’Arte con brevi, rapidi segni incisivi. Un genere, il bozzetto, dall’aplomb impressionistico. Come si evince – ha precisato l’oratore – dalla descrizione che Giorgio Donaldo fa del braciere in cui ho avvertito l’odore della carbonella.Anche Aldo Luisi ha avuto parole di elogio per la vivacità e l’immediatezza della prosa dell’esordiente scrittore, la cui frenetica attività coincide con i migliori anni del neorealismo, una corrente che nasce innanzitutto come opera filmica. Come attestano capolavori, quali “Ossessione” e “La terra trema” di Luchino Visconti, oppure “Roma, città aperta” di Rossellini, o infine “Sciuscià” di Vittorio De Sica. La macchina da presa – ha precisato Luisi – lascia Cinecittà per incunearsi dappertutto, nelle strade come nelle case. Di qui il linguaggio semplice, lineare, privo di qualsiasi orpello.A questo punto Aldo Luisi ha lamentato l’assenza, nella produzione letteraria di Giorgio Donaldo Pepe, di un romanzo. E ha inviato i familiari a scavare nelle sue carte per trovare qualche  manoscritto più lungo. E la risposta, eclatante, è venuto proprio da uno dei figli dello scrittore, Dino, l’avvocato, il quale chiamando in causa l’altro fratello, Emilio, presente tra il pubblico, ha rivelato che il romanzo c’è. E che quanto prima ci rivedremo per potere gustare un’opera di più ampio respiro. Scritta da un “romantico inguaribile”, per lo più antifascista, pugile e centauro. (v.c.)
 
 
 


Pubblicato il 10 Ottobre 2011

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