Cultura e Spettacoli

Pugliola e Quail, solo mine fatali, nessun mistero

La fissa tutta contemporanea del complotto e del segreto incita soprattutto i non addetti ai lavori a riletture ruffiane della storia. Che senso ha parlare di ‘mistero’ a proposito del Quail? Il relitto di questo cacciatorpediniere britannico giace a una settantina di metri di profondità a 6,5 miglia dalla costa salentina all’altezza di Nardò. Il preteso mistero nasce dal fatto che nelle non lontane acque dell’isola di Sant’Andrea (Gallipoli) giace altro relitto, quello del Pugliola, un piroscafo italiano che negli anni della guerra venne requisito dalla Regia Marina per essere adibito a mercantile. Poiché il Quail affondò mentre veniva rimorchiato verso Taranto, si pretende che a rimorchiarlo fosse il Pugliola e che il mercantile fosse “inspiegabilmente” privo di carico. Ora, premesso che è già molto pretendere che  una nave di appena duemila tonnellate se ne tiri dietro una che stazza il doppio, si può mai pretendere che il ‘rimorchiante’ debba avere anche la stiva piena? E poi, se il Quail procedeva verso Taranto, come potette affondare all’altezza di Nardò se la nave che lo rimorchiava era andata a fondo venti miglia avanti? Non basta. Il Quail colò a picco il 18 giugno del ’44, il Pugliola il 12 settembre del ’43… Gli spacciatori del mistero potrebbero costruire un po’ meglio le loro fandonie. Ma tutto ciò non fa meraviglia se si considera il clima di leggerezza con cui in Rete si sparano castronerie. Sempre a proposito della faccenda Quail, alcune fonti attribuiscono il primo danneggiamento del caccia, avvenuto il 15 novembre del ’43 nelle acque di Bari, al siluro di u-boat tedesco, l’U-453. Non è così. L’azione del sommergibile tedesco si limitò alla ‘semina’ di un campo minato, che si rivelò fatale per l’unità britannica, la quale, dopo essere stata messo al riparo nel porto di Bari, venne successivamente rimorchiata a Taranto. E da quale unità? Chi non ha ‘inventato’ la storia del Pugliola, inventa quella del rimorchiatore Capodistria. Un’altra fandonia. Il Capodistria risulta autoaffondato nel porto di La Spezia nel settembre del ‘43 ; recuperato dai tedeschi, l’anno dopo, venne mandato a fondo a Genova da un’incursione aerea ; solo a guerra finita venne recuperato e rimesso in efficienza. Come poteva essere in Puglia?… Infine, l’ultima ora del Quail (rimorchiato da chi, non si è mai saputo). C’è chi lo vuole colpito a morte da un cacciabombardiere o un aerosilurante. Macché. Incappò in un altro campo minato, che pare fosse segnalato sulle carte ma non con boe. Particolare curioso, anche il Pugliola saltò su una mina… Possibile che i pochi u-boat operanti nel Mediterraneo potessero dislocare tanti ordigni? Non si può escludere che quelli fossero campi minati disposti dalle nostre forze all’entrata in guerra e poi tornati a nostro danno nel disordine della disfatta. Meritato effetto boomerang di una guerra assolutamente gratuita.

Italo Interesse


Pubblicato il 5 Ottobre 2012

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