Cultura e Spettacoli

Qualcosa di più di un qualunque villaggio

La superba immagine che illustra queste righe è prova lampante dell’utilità dei droni. Benché destinati inizialmente a scopi militari, i micro aeromobili a pilotaggio remoto stanno incontrando crescente applicazione nel settore civile. La loro versatilità li ha resi particolarmente preziosi per il monitoraggio di fauna e ambiente, nel vigilare gli impianti industriali o collaborare a operazioni di ricerca e controllo. Insostituibili nella video ripresa e nella fotografia, i droni stanno rendendo un grosso servigio anche all’archeologia. Sorvolando le superfici pianeggianti a bassa quota e con la luce radente dell’alba o del tramonto, individuano i micro rilievi del terreno che rivelano vestigia sepolte più facilmente delle più agguerrite squadre di archeologi. Nel caso invece i siti siano già stati individuati, i droni intercettano i tombaroli anche di notte grazie alle camere all’infrarosso consentendo alle pattuglie delle forze dell’ordine di intervenire a colpo sicuro. Al di là di questo, potendo scattare tutte le foto che si vuole da posizioni privilegiate, i droni regalano agli archeologi materiale di studio prezioso come l’oro, praticamente a costo zero. E’ il caso della splendida immagine che illustra queste righe. Il sito in questione è quello di Monte Sannace, un modesto rilievo a cinque chilometri da Gioia del colle. In vetta a questo altopiano terrazzato, a quota 382, sorgeva Thuriae, un centro abitato di etnia peuceta divenuto prospero sotto Roma; il periodo di frequentazione del sito si stima esteso dalla fine del IX sec. a.C. all’XI sec. dopo Cristo. Le riprese dall’alto hanno confermato il sospetto che gradatamente aveva preso forma nel corso di cinquant’anni di campagne di scavo (la prima risale al 1929, sotto la guida di Michele Gervasio): Thuriae fu qualcosa di più di un qualunque insediamento. Diversamente, non sarebbero emersi avanzi di quattro cinte murarie, di un’acropoli e di una razionale rete viaria. E la prossimità a nord dell’abitato di un solco erosivo oggi detto Canale di Frassineto segnala in quei giorni la presenza di un fiume navigabile che sfociava in prossimità di Egnazia. Il che fa immaginare che la città cantata da Orazio facesse da propaggine portuale ad una Thurie florida per commerci. Ciò non bastasse, nel libro X dell’opera sua più famosa, ‘Ab Urbe Condita’, Livio dice che durante il consolato di Marco Livio Dentre e di Marco Emilio “una flotta greca agli ordini dello spartano Cleonimo approdò sulle coste italiche andando ad occupare la città di Thuriae nel territorio dei Sallentini. Fu inviato ad affrontarlo il console Emilio che mise in fuga Cleonimo con un’unica battaglia costringendolo a trovare riparo sulle navi. Thuriae venne così restituita ai suoi cittadini e nel territorio sallentino tornò la pace”. Quei Greci non sarebbero mai stati così avventati da penetrare nell’entroterra per tanti chilometri con la prospettiva di conquistare un qualunque villaggio.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 24 Febbraio 2021

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