Cronaca

Quale futuro per le Fondazioni Lirico Sinfoniche?

 

Nonostante il maltempo e la pioggia, si è svolta ieri, nei pressi del Teatro Margherita, la manifestazione di dissenso indetta dalla sigla sindacale CGIL , a cui è stato convocato il Coordinamento Nazionale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche.

L’incontro nasce dall’esigenza di manifestare apertamente il dissenso nei confronti di chi attua pesanti licenziamenti delle masse artistiche e teorizzando modelli produttivi che poco hanno a che fare con la professionalità, consegnando le eccellenze artistiche d’Italia alla precarietà assoluta.

Il tutto mentre all’interno del Teatro Margherita, il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il Direttore Generale dello Spettacolo, Salvo Nastasi, e l’ex commissario e attuale Soprintendente dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes, partecipavano alla presentazione del libro “Le fabbriche della creatività”, scritto da Pamela Palmi.

All’incontro, infatti, oltre ai lavoratori licenziati dall’Opera di Roma, gli ex artisti del coro e professori d’orchestra della Fondazione Petruzzelli ed una delegazione di tutte le Fondazioni Liriche Sinfoniche Italiane, hanno partecipato anche: Silvano Conti, Coordinatore Nazionale produzione culturale Slc-Cgil e Pino Gesmundo, Segretario Generale della CGIL di Bari, proprio al fine di lanciare un messaggio chiaro in tema di precarietà del lavoro degli artisti.

“E’ in atto la smobilitazione dei complessi produttivi che sono il cuore del teatro: l’orchestra e il corpo di ballo che sono stati precedentemente mandati in pensione e ridotti da 70 a 13 unità”, questo il commento di Augusto Dongiovanni, ex lavoratore dell’Opera di Roma e collaboratore del coordinamento nazionale corpo di ballo.

L’opera italiana è stata guidata dal maestro Muti fino in Giapone, oggi invece le scelte errate di management stanno distruggendo questa eccellenza che ormai da tempi antichi già Toscanini aveva portato all’estero quale modello vincente di realizzazione di cultura e spettacolo, ecco qual è il maggior cruccio di tutti i lavoratori-artisti delle Fondazioni Italiane.

“Da un anno il sindacato sta chiedendo spiegazioni sui fondi disponibili e sulle spese effettuiate senza ottenere spiegazioni, tanto da arrivare a sollevare indagini da parte di chi di competenza”, questo il commento di Pino Gesmundo.

 “Il management politico che ci auguriamo cambi a breve speriamo riesca a riaffermare la necessità di tenere in piedi la speranza e tornare a far lavorare i lavoratori del Petruzzelli di Bari”, questo il commento di Silvano Conti.

“Il valore di uno spettacolo è indefinibile, Ernani è stato in grado di portare il teatro romano a 250 spettacoli l’anno, con una paga mensile di 2.200 euro per un primo violino, riuscendo ad evitare di pagare gli straordinari ai lavoratori grazie ad un accordo integrativo, però quel modello ha funzionato”, commenta un ex lavoratore, “oggi, purtroppo, con la metà degli spettacoli all’attivo non si riesce a mantenere salda la professionalità dei lavoratori”.

Questa battaglia è nazionale e non solo dell’Opera di Roma perché va salvato un pezzo della nostra Italia, questo tipo di produzione culturale è e deve rimanere la carta d’identità del nostro Paese.

 

Anna Deninno

 


Pubblicato il 31 Ottobre 2014

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