Cultura e Spettacoli

Quando i sovietici a Palese…

Dopo l’8 settembre 1943 dagli aeroporti pugliesi decollarono migliaia di aerei delle forze alleate diretti verso gli obiettivi tedeschi nella Repubblica Sociale, in Germania e in Jugoslavia. A proposito dei Balcani, affatto noto è che a partire dalla metà del 1944 all’aeroporto di Palese fu operativa una piccola forza aerea sovietica consistente in una dozzina di bombardieri ed altrettanti caccia ; ventiquattro velivoli accompagnati da un duecento uomini fra piloti, tecnici e gli immancabili commissari politici. La presenza si spiega col fatto che in quel periodo l’aviazione britannica stava sostenendo la lotta di liberazione jugoslava mettendo a disposizione armi e rifornimenti. Mosca volle inserirsi in questa azione di sostegno ai ribelli di Tito nell’idea, a guerra finita, di mettere le mani sulla Jugoslavia (ma il calcolo più avanti si rivelò sbagliato poiché Tito, comandante dell’Esercito Popolare di Liberazione, pur comunista, seppe mantenere il proprio paese fuori dal raggio d’influenza del Cremlino). Quanto ai rapporti con gli Alleati, si ritiene che la forza aerea sovietica si coordinasse con quella britannica senza però prendere ordini. In un certo senso i russi conducevano un’azione autonoma ma ‘parallela’ a quella alleata. Questo anomalo modo di collaborare era il riflesso della reciproca sfiducia che già separava i due blocchi e che con la resa della Germania si sarebbe concretizzata nella guerra fredda. I militari sovietici, che per tutto il periodo della loro permanenza vissero  in una tendopoli allestita in una zona imprecisata dello scalo barese, fecero di tutto per passare inosservati : non legarono mai con i colleghi anglo americani, né ebbero contatti con la popolazione civile o la locale comunità russa. La loro presenza si protrasse per non più di qualche mese. In autunno, alla chetichella, così come erano giunti, ripartirono. La loro missione era già finita? No, Mosca li aveva richiamati. E’ possibile che malgrado ogni accortezza a Palese stessero sorgendo ragioni di attrito con gli angloamericani. Oppure quest’ultimi temevano che una fuga di notizie in merito a questa presenza sovietica sul territorio italiano potesse loro nuocere in chiave politica. Ma c’è ancora un’interpretazione di quel ritiro : Nei pochi mesi di attività della forza aerea sovietica il servizio di spionaggio del Cremlino era giunto alla conclusione che Tito, pur avendo accettato quell’aiuto militare, a guerra finita non si sarebbe manifestato ‘riconoscente’. In altre parole non avrebbe guidato un governo fantoccio sottomesso a Stalin. In conclusione, il breve ‘gesto’ di Mosca aveva una sola funzione : saggiare la reazione di Tito e dei titini. – Nell’immagine, una bomba inesplosa nell’Istituto di Riposo per la Vecchiaia di Torino dopo l’incursione aerea dell’8 novembre 1943.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 18 Marzo 2017

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