Cronaca

Quando il Comune batteva cassa per dare l’Amgas ai privati e in fretta

In piena estate 2013 e precisamente il 9 agosto, la Giunta comunale guidata da Michele Emiliano approvava una delibera con cui – a seguito di un’informativa scritta del presidente dell’Amgas SpA Ugo Patroni Griffi – conferiva mandato all’azienda a vendere in parte o totalmente l’Amgas  srl di Bari. E nemmeno venti giorni dopo, cercando di recuperare frettolosamente anni di ritardo, la stessa giunta impartiva ordine di avviare la ricerca di un partner disposto a rilevare una quota dei propri clienti di elettricità/gas compresa tra il 40 e il 49%. La giustificazione ad una privatizzazione tanto frettolosa di un’azienda che fornisce energia ad oltre 110 mila utenti, fra famiglie e imprese, e che presenta un fatturato in crescita di oltre il 12% rispetto all’anno precedente (da 54 a 60,6 milioni di euro), un margine operativo lordo quasi raddoppiato (da 4,4 a 8,2 milioni di euro) e una liquidità in grado di generare oltre 300 mila euro di interessi attivi? Secondo l’allora vicesindaco con delega alle aziende partecipate Alfonsino Pisicchio, era: “reperire risorse per il bilancio comunale ma anche cercare un partner solido che permetta ad Amgas Srl di fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita.” Un prezzo di vendita che, secondo alcune voci ricorrenti all’epoca a Palazzo di Città, pareva aggirarsi attorno ai 100 milioni di euro, con acquirente l’Enel. I primi a gridare allo scandalo per la decisione dell’esecutivo barese, inutile dirlo, furono i soliti parlamentari 5 Stelle. “Se la giunta comunale decidesse di far cassa o di trarne chissà quale ritorno, vendendo una delle poche aziende pubbliche in attivo arrecherebbe un grave danno alla città ed a tutti i baresi. Ricordiamo che l’Amgas Srl è un’azienda che, solo negli ultimi due anni, ha generato circa 5 milioni di euro di utili netti e venderla in questo momento sarebbe oltremodo dannoso” e a supportare le dichiarazioni dei deputati 5 Stelle si aggiungevano le tesi degli analisti che, anche se in molti altri comuni le aziende collegate sono state privatizzate, onorando le leggi in vigore (magari conservando il 51 per cento della proprietà in mani pubbliche) affermavano già che le congiunture di mercato erano assolutamente poco favorevoli a un ipotesi di vendita: “Una scelta – concludevano i parlamentari M5S – che potrebbe arrecare disagi sul lungo termine alla città, con l’unico scopo di ottenerne un ritorno per l’imminente campagna elettorale agli interessati. L’Amgas è il calore dei baresi: chiedete a loro con un referendum se vendere o meno. Magari sarebbe più corretto renderli partecipi attraverso una redistribuzione degli utili, in modo tale da abbattere le tariffe per le categorie sociali più deboli.” Anche Sabino De Razza, già consigliere comunale di Rifondazione e ora segretario dell’Unione Sindacale di Base, scese in campo in quell’estate 2013, pensando soprattutto ai cinquantatre lavoratori dell’azienda di via Accolti Gil, abbandonati al proprio destino in un batter d’occhio, senza pensarci due volte. “Ma è ancora più dannosa per cittadini  e aziende baresi, circa 100mila utenti, che saranno in caso di vendita gestiti da una società privata che le gestirà con l’unico intento di ricavarne sempre più profitti, che saranno poi spostati in altre attività e, comunque, fuori dal nostro territorio, per quella che, tranquillamente possiamo definire una selvaggia delocalizzazione, non più di fabbriche, cicli  produttivi, ma di cittadini, bisogni, consumi”, ricorda De Razza. Per il quale, in ogni caso, è anche bene ricordare che Amgas srl è una azienda che produce utili, non è assolutamente in perdita ed è un settore in espansione, non comprendiamo le ragioni dell’amministrazione comunale nella scelta di privarsi di un’azienda, “…che solo nell’ultimo anno ha garantito al bilancio comunale utili per 8 milioni di euro”. Insomma, l’azienda che eroga il gas ai cittadini-contribuenti baresi è un bene pubblico alla pari dell’acqua pubblica, per cui anche l’Usb s’è rivolta al Sindaco Emiliano per chiedergli di fare chiarezza, soprattutto che su questa questione ci sia un dibattito pubblico in consiglio comunale, unica sede istituzionale, di partecipazione, che può decidere del destino di questa azienda. “Comprendiamo  molto bene le scelte delle amministrazioni comunale, provinciale e regionale, che a parole sono contro la svendita dei beni pubblici, nei fatti concreti,  invece, sono per privatizzare tutto quello che è possibile. A tale proposito  -spiegava ancora De Razza- la nomina di Ugo Patroni Griffi, a presidente dell’Amgas spa prima e successivamente a presidente della Fiera del Levante con mandato pieno a privatizzare l’ente fiera, sono la dimostrazione lampante di questa vocazione a privatizzare, con conseguente aumento dei costi per i cittadini baresi e con gravissime ripercussioni sui lavoratori coinvolti”. Insomma, la rincorsa dietro ad amministratori che, senza un progetto concreto di privatizzazione dell’unica società comunale col segno più, urlano ai quattro venti l’ennesimo proclama elettorale, è cominciata e poi nebulizzata, senza lasciare traccia, come una innocua e un po’ fastidiosa flatulenza. Almeno così pare…    

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 10 Dicembre 2015

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