Cultura e Spettacoli

Quando il ‘segno’ non è magico

All’osservatore attento che percorra il perimetro della Concattedrale di Troia non può sfuggire che una delle chianche di cui si compone la parte del basamento che sporge come un piccolo marciapiede presenta incisioni geometriche che, per quanto in buona parte cancellate, restano palesemente riconducibili al tavoliere da alquerque. E’ quest’ultimo un antichissimo gioco da tavolo probabilmente originario del Medio Oriente le cui regole sono abbastanza vicine a quelle della dama. Anziché di una scacchiera, l’alquerque necessita soltanto di un casellario composto da 25 punti d’intersezione lungo cui si spostano 12 ‘pezzi’ bianchi contrapposti ad altrettanti neri ; il punto d’intersezione centrale è l’unico che, almeno in partenza, resta libero (nell’immagine un alquerque disegnato su una chianca della piazza principale del centro storico di Rocca d’Evandro, nel casertano). Perché inserire un alquerque tra le pietre millenarie di quel tempio pugliese? Forte in questi casi è la tentazione di pensare a messaggi criptici. La prima cosa che viene in mente è che sulla facciata di un’altra chiesa del foggiano, quella del SS. Sacramento di Ascoli Satriano è scolpito il quadrato del Sator. E’ quest’ultimo un’iscrizione in forma di quadrato magico, composta dalle seguenti cinque parole : SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. La loro collocazione nell’ordine indicato dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da destra a sinistra o viceversa.  E sulla facciata di transetto della chiesa di San Severino, a San Severo, un mattone si presenta ‘solcato’ dalla stessa geometria che compone il tavoliere del noto gioco della triplice cinta, detta anche tris o filetto. Vogliamo pensare anche qui a segnali per iniziati? Sarebbe fuori luogo. I casi di San Severo, Ascoli Satriano e Troia non sono riconducibili a quello del crittogramma inciso sulle lamine in argento sbalzato che ricoprono l’Altare del patrocinio all’interno del transetto destro della Basilica di San Nicola. Né sono riconducibili ai simboli alchemici che si nasconderebbero tra i fregi e le decorazioni delle cattedrali gotiche, come in ‘Il mistero delle cattedrali’ afferma Fulcanelli, pseudonimo di un autore di libri di alchimia del primo Novecento la cui identità non è mai stata accertata. Il sator di Ascoli Satriano, l’alquerque di Troia e la ‘triplice cinta’ di San Severo sono presenze casuali. In passato era la norma recuperare da edifici in abbandono tutto ciò che poteva essere reimpiegato altrove. In questo modo, un mattone che recasse i segni di un quadrato magico o di un tavoliere da gioco, per il solo fatto d’essere non comune, intrigante o decorativo poteva trovare posto anche in contesti architettonici che sulla carta dovevano essergli preclusi.

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 9 Maggio 2018

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