Cultura e Spettacoli

Quando la follia diviene lo strumento per comprendere la realtà

“In materia amorosa i pazzi sono quelli che ne sanno di più. Non chiedere d’amore agli intelligenti, amano intelligentemente, che è come non aver amato mai.” Diceva Julio Cortázar. E non esiste niente di meglio che possa incarnare questo concetto, di una tragedia come quella dell’Amleto di Shakespeare, specialmente se contestualizzata in una visione che potremmo definire ‘artisticamente modernizzata’. Stiamo parlando del Girone di Ofelia, un’opera teatrale incentrata sul tema della follia, vincitrice del premio Uilt Puglia, in cui la componente artistica sembra fondersi in maniera intrigante con introspezione psicologica e dinamismo scenico, creando immagini artisticamente suggestive, ma nello stesso tempo moderne. L’idea, l’adattamento e la regia sono di Katia Nacci, Massimo Abrescia e Roberto Romeo. Lo spettacolo, andato in scena di recente al Piccolo Teatro  Eugenio D’Attoma di Bari, ha riscosso un grande successo di pubblico. Nei panni di Amleto il giovane attore Vito Rutigliano, Ines Froio (Ofelia), Alessandro Schino (Re Claudio) il bravissimo Jonathan Cassano (Laerte), ed una elegantissima Sarah Pofi a rappresentare un’insolita regina Gertrude, attanagliata dai suoi tarli mentali, e soggiogata dalla sua componente voluttuosa.” Abbiamo curato interamente la produzione di questa rappresentazione teatrale che è viva da quindici anni, sottoposta a diversi rifacimenti e modificazioni. Ho cercato di interpretare la follia collettiva che sottende all’opera con musiche originali, ed effetti che potessero sottolinearne la modernità, evitando la ridondanza, come per esempio l’utilizzo delle campane.” Spiega il chitarrista e compositore Abrescia, che ha creato anche le musiche dello spettacolo. Nei panni di Polonio, lo stesso regista Roberto Romeo, che ci spiega il senso che ha animato la scena: “Katia e Massimo erano partiti con questa idea già dal 2006. Io, dal canto mio, recitavo le mie versioni di Amleto, quando ci siamo incontrati abbiamo optato per un ulteriore adattamento, creando una versione inedita e introducendo il mio personaggio, quello di Polonio, e quello dei becchini, in maniera non disorganica, ma senza nemmeno seguire l’ordine cronologico degli eventi, poiché tutta l’opera mette in risalto più che altro l’aspetto onirico della tragedia. È tutto un gioco di anticipazioni/visioni e di follie combinate, come quella recitata ad hoc da Amleto, che finge di essere pazzo e allontana Ofelia, fino a quella reale di Ofelia, che impazzisce, e non si capisce poi se si suiciderà, o se morirà per cause naturali. Il celebre dilemma shakespeariano dell’essere o non essere diviene anche quello dell’agire o non agire. Abbiamo bisogno più che mai di fare teatro in questo momento, e di tanta introspezione e occasioni di socializzare e confrontarci. Il merito di Katia è quello di aver fuso magistralmente due monologhi, quello del Re Claudio e quello di Amleto, che sono separati nel testo originale, creando quasi due situazioni dinamiche a confronto, e poi la gestione di un’Ofelia a quattro step: prima innamorata e poi disperata suicida, con tutto il pathos che ne consegue.” Katia  Nacci sottolinea invece  l’importanza di una scenografia che mette in risalto le qualità attoriali :“ Abbiamo enfatizzato la tematica della follia anche utilizzando il linguaggio del corpo, del movimento e della danza, come parte fondamentale e  integrante dello spettacolo. Quello  che colpisce in quest’opera è l’insieme dei quadri, una scenografia molto d’impatto che valorizza la gestualità e le potenzialità degli attori, in un crescendo emozionale che cattura il pubblico.”  Nei panni delle due anime di Ofelia le attrici Cristina Siciliano e Mina Albanese, che ha dato prova di un’intensa capacità introspettiva.” In questo spettacolo, insieme a Cristina, rappresento una delle due anime di Ofelia. Abbiamo cercato di rappresentare il suo tumulto interiore come un caleidoscopio di sfaccettature, proiettando i suoi stati d’animo in due figure femminili speculari, che in un certo senso sono una l’opposto dell’altra, e viceversa. Amo molto lavorare attraverso la gestualità, esprimendomi con il corpo, in special modo è stato interessante questo tentativo di rappresentare in maniera immaginifica, anche attraverso un intersecarsi in linguaggi frammentati, espressioni e movenze diverse, ciò che si può agitare nell’animo di una mente disturbata.” Cristina Siciliano sottolinea, infine, l’importanza oggi di affrontare una tematica difficile come quella della salute mentale:” Ritengo che sia importante dare spazio a queste problematiche affrontandole per quello che sono, senza emarginazione o pregiudizio. Questo spettacolo si focalizza sullo stato d’animo di Ofelia, sui suoi traumi, un personaggio che è stato sempre un po’ messo da parte, rispetto a quello principale di Amleto, e che meritava attenzione. Analizzando ciò che si agitava nella sua mente, si apre un varco di potenzialità inespresse e di sentimenti ricolmi di poesia e bellezza con cui talvolta il disagio mentale può anche metterci a confronto, permettendoci di riflettere in maniera costruttiva su noi stessi e sul mondo che ci circonda.”

Rossella Cea


Pubblicato il 1 Dicembre 2022

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