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Quanto costa una visita intramuraria in Puglia?

È una vera e propria privatizzazione camuffata da servizio pubblico: continuano ad aumentare a  dismisura le visite mediche per via intramoenia. Con questo termine si intende l’attività privata svolta da medici assunti a tempo pieno nell’ente pubblico e realizzata generalmente nello stesso luogo di lavoro. La legge che ha dato il via a questo fenomeno è la 120/2007 (“Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria”). Si ritiene che il legislatore, con questo tipo di intervento, abbia voluto in qualche modo premiare i camici bianchi che prestano la loro attività in ospedale, meno retribuiti in genere dei loro colleghi libero-professionisti al di fuori delle strutture pubbliche; il tutto naturalmente mirato al miglioramento del servizio sanitario pubblico.  Il risultato è stata l’apertura di un vero e proprio “mercato delle visite private” che ha ridotto il servizio pubblico in condizioni ancor più disastrose, trasformandolo in un “eldorado” a cui molti professionisti della sanità  continuano ad attingere.  Da un’indagine svolta dall’associazione Federconsumatori Puglia, a pochi mesi dall’entrata in vigore della legge, è risultato che le visite per via intramoenia negli ospedali pubblici avvengano in un regime di limitata, pressoché assente trasparenza nei confronti dell’utenza. Gli organi preposti al controllo delle tariffe e delle modalità di visita, che secondo la suddetta legge spetterebbe ai dirigenti delle ASL e agli organi competenti della Regione, non sembra facciano correttamente il proprio dovere se, ad oggi, non sono chiare ai pazienti le tariffe e le modalità con cui viene effettuata una visita libero-professionale intramuraria. Ma quanto costa in effetti una visita intramuraria al paziente? Sulle tariffe c’è il più stretto riserbo. Alcuni medici fanno riferimento ai minimi tariffari (anche se sono stati aboliti?), altri approfittano della mancanza di regole precise e della mancata accuratezza dei controlli per stabilire arbitrariamente i tariffari. Da una segnalazione al numero verde della Federconsumatori Puglia, per un intervento chirurgico (gratuito con il Servizio Sanitario Nazionale) sarebbero stati richiesti a un paziente ben 20.000 euro. L’aspetto è molto grave perché ognuno di noi sarebbe naturalmente disposto a pagare cifre altissime per salvare la propria vita o quella dei suoi familiari. Se una persona ha bisogno di fare un intervento con una certa urgenza, è chiaro che messo di fronte alle due opzioni “intervento al costo del servizio sanitario nazionale ma lunghi tempi d’attesa” e “intervento subito a 20.000 euro”, sceglierebbe con molta probabilità la seconda. La legge, inoltre, prevede che i medici svolgano l’attività intramuraria solo fuori dagli orari d’ospedale, in quantità minore rispetto al lavoro aziendale e comunque – come recita la legge – “al fine di assicurare che il ricorso [alla visita medica intramoenia ndr] sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale ”.    Dalle denunce raccolte dalla Federconsumatori risulta però che gli interventi vengono eseguiti anche durante gli orari di servizio e che quindi il personale sanitario viene distolto dal servizio ordinario (ovvero gratuito). La legge viene poi completamente evasa, anche dagli organi regionali e dai dirigenti ASL preposti al controllo, se si considera come paradossalmente le lunghe liste d’attesa e i disservizi provocati da un sistema sanitario pubblico sempre più malgestito obblighino di fatto i pazienti a pagare laute somme per ottenere, dallo stesso servizio pubblico di cui sono contribuenti, servizi sanitari che invece spetterebbero loro di diritto. Il processo di privatizzazione sembra così innescato senza via di ritorno…  Trasparenza zero anche per quanto riguarda le prenotazioni delle visite. Per prenotare una visita intramuraria, infatti, secondo la legge il cittadino deve rivolgersi al CUP (Centro Unico di Prenotazione) dove è lo stesso personale aziendale a fissargli un appuntamento con il medico scelto. In Puglia, però, per lo più ci si rivolge agli specialisti. I tempi d’attesa scritti nelle loro agende restano quindi lontani dal principio della trasparenza.  I volontari della Federconsumatori Puglia hanno testato quest’aspetto in varie strutture sanitarie sparse sul territorio (farmacie e ospedali) che svolgono la funzione di CUP. Alla domanda sui tempi d’attesa e sui costi per alcune visite in modalità intramuraria, la maggior parte dei servizi sanitari non ha fornito un quadro completo e trasparente.  Nella più grande struttura ospedaliera pugliese, il Policlinico di Bari, non si accettano prenotazioni per prestazioni intramurarie e per alcuni tipi di visite ed esami specialistici. Nei casi specifici, la richiesta va fatta esclusivamente ai reparti di competenza. È chiaro che tale ‘modus operandi’ contrasta con la finalità del CUP di farsi da terminale tra utente e struttura. Il che comporta anche un dispendio eccessivo di mezzi economici e risorse umane che potrebbero essere impiegate più proficuamente nei reparti. Un altro punto debole sta nel dover versare l’importo dovuto in un ufficio cassa appositamente predisposto. Il che significa fare un’ulteriore fila dopo quella sopportata per prenotare una visita o un esame.  I quadro che ne esce fuori sembra confermare una situazione che, anziché migliorare, sembra aggravare ancor di più la già precaria condizione in cui versa la sanità pugliese. “Stiamo distruggendo la sanità pubblica”, dichiara un medico di una struttura pubblica del barese che vuol rimanere anonimo. “Speravamo che un governo regionale di sinistra avrebbe arrestato questo disastroso processo di distruzione… mai ci saremmo aspettati che ne sarebbe stato il complice, o peggio, l’artefice”.
 
 
Mirko Misceo
 

 
 
 
 
 
 
  


Pubblicato il 4 Febbraio 2012

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