Cronaca

Quasi la metà degli atti sono affetti da “vizi”

 

La “misteriosa” relazione di 496 pagine degli ispettori del Mef che il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha attaccato qualche giorno fa a testa bassa in una conferenza stampa appositamente convocata, continua a tenere alta la tensione a Palazzo di Città, dove ora anche il segretario generale, Mario D’Amelio, ha forse cominciato a prendere le distanze da una gestione politico amministrativa alquanto discutibile, se non addirittura “allegra” da parte di Michele Emiliano prima e, dalla seconda metà del 2014, di Decaro. Infatti ora, proprio nel pieno di polemiche sorte intorno alle indiscrezioni trapelate sui rilievi ispettivi ministeriali contenuti nella relazione inviata all’Amministrazione barese a seguito di un’ispezione straordinaria del Mef effettuata tra settembre del 2015 e gennaio del 2016, è stato lo stesso segretario generale del Comune di Bari a presentare una relazione semestrale di controllo interno sulla produzione amministrativa comunale che “boccia” senza  attenuati la gestione Decaro nel primo semestre del 2016. La relazione, firmata da D’Amelio, afferma che ben il 47,3% degli atti amministrativi scelti a campione e sottoposti a controllo, vale a dire 18 su 40, presentano irregolarità. Il vizio più frequente in molti di questi atti amministrativi (delibere di giunta, di consiglio e determine dirigenziali) è la carenza di motivazione, che è uno dei più gravi tra le tipologie inficianti, ma non mancano anche altri vizi che infittiscono la casistica delle irregolarità rilevate nella campionatura di atti sottoposti a controllo come, ad esempio, il mancato rispetto dei termini procedurali e la mancata trasparenza. In definitiva, per D’Amelio, le anomalie riscontrate, per giunta in aumento rispetto agli anni precedenti, testimonia un affanno della macchina amministrativa comunale, che dovrebbe destare quantomeno preoccupazione in chi la guida. Invece no. Infatti, a quanto pare, il sindaco Decaro è tutt’altro che preoccupato della situazione denunciata ora da D’Amelio, però da mesi contenuta per certi aspetti nella relazione ispettiva del Mef, che il Comune di Bari ha tenuto riservata fino a quando non sono cominciate a trapelare alcune indiscrezioni al riguardo, vale a dire a fine luglio scorso. Ma ciò che è a dir poco paradossale nel comportamento del Primo cittadino barese nelle vicende di cui si riferisce nel presente servizio è il duro attacco rivolto all’operato dei funzionari del Mef, tacciati praticamente quasi di incompetenza e dilettantismo per il lavoro svolto a Bari, ma ancor peggio per aver lasciato intendere che nell’attività ispettiva possa esserci stata addirittura una sorta di pregiudizio nei rilievi formulati sull’attività del Comune dal 2010 al 2015. E, quindi, quasi malafede da parte di coloro che hanno effettuato l’ispezione. E per questo Decaro, nella sua reprimenda all’attività ispettiva, accenna a volersi appellare al ministro dell’Economia, apostrofando: “Padoan adesso mi sentirà!” Di contro, poi, il Primo cittadino barese si contraddice, perché minimizza l’operato degli ispettori affermando che qualcosa di analogo è accaduto anche al Comune di Firenze, quando a capo dell’Amministrazione fiorentina c’era l’attuale premier, nonché suo capo corrente nel Pd, Matteo Renzi. Ma di contraddizioni nella reprimenda di Decaro ai rilievi degli ispettori ministeriali non c’è solo questa. Infatti, il sindaco dopo aver contestato il metodo di calcolo del fondo di costituzione del salario accessorio dei dipendenti comunali, che secondo gli ispettori sarebbe sbagliato, ha poi ammesso che nel 2014 è stato poi modificato. “Abbiamo cambiato il metodo – ha affermato letteralmente Decaro – e questo problema é stato parzialmente risolto”. Allora, ha rilevato ironicamente qualche addetto ai lavori, il sindaco prima ha contestato in toto l’attività ispettiva e poi riconosce che almeno per i rilievi sul fondo accessorio le cose erano state corrette nel 2014, perché in precedenza il calcolo era stato effettuato in maniera errata. Però, il fatto più singolare dell’intera vicenda è rappresentato dalla dichiarazione di Decaro quando ha sostenuto che c’è stato una sorta di “accanimento (ndr – degli ispettori del Mef) su D’Amelio, che peraltro è il notaio del Comune”, mentre è lo stesso D’Amelio che il giorno dopo ha anch’egli depositato una relazione di controllo interno che attesta che al Comune di Bari ci sono quasi il 50% degli atti amministrativi che sono “irregolari”. E questo non nel periodo tra il 2010 ed il 2015, cioè quello preso in esame dagli ispettori, ma addirittura (ancora) nel primo semestre del 2016. Come dire, il sindaco ha accusato il ministero di violare con i suoi rilievi l’autonomia comunale, ma lo stesso sindaco non si accorge che all’interno della stessa amministrazione le “irregolarità” ci sono ancora e sono all’ordine del giorno. 

 

Giuseppe Palella

 

   

 

 


Pubblicato il 2 Settembre 2016

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