Cultura e Spettacoli

Quel bozzetto di De Giosa

Siamo nel pieno delle celebrazioni per il duecentesimo anniversario della nascita di Nicola De Giosa. Del compositore barese sono oggi in mostra spartiti e scritti. Non l’unica immagine scultorea, di cui si ignora la collocazione. Si tratta di un bozzetto in gesso realizzato da un poco noto scultore al quale il nostro Comune dedicò a suo tempo una strada del quartiere San Paolo. Nato a Bari nel 1845 e spentosi a Napoli nel 1914, Gaetano Fiore – scrive Pasquale Sorrenti – fu “un discreto marmista” che, avendo probabilmente vinto una borsa di studio, fu mandato a studiare all’Accademia di Belle Arti di Napoli a spese dell’Amministrazione Provinciale di Bari. Divenuto “un eccellente scultore”, emigrò in America, dove avrebbe portato con sé il suo miglior collaboratore (Giuseppe Antonio Sorrenti, nonno di Pasquale) se ragioni rimaste ignote non lo avessero impedito. Rientrato in Italia – non è dato sapere quali opere abbia lasciato dall’altra parte dell’Atlantico ; è inoltre documentata la sua partecipazione con più di una scultura all’Esposizione Universale di Melbourne del 1880 –  Fiore si manifestò brillante scultore di tradizione. Alcune opere di Fiore sono conservate al Conservatorio di San Pietro a Maiella a Napoli (un busto di Umberto I e un medaglione di Verdi), altre  sono a Bari : un busto di Sagarriga Visconti Volpi (Biblioteca Nazionale), il bozzetto in gesso di Nicola De Giosa di cui prima si diceva e alcune sculture che ornano i sepolcri più fastosi del nostro cimitero monumentale (una statua di Maria Casamassimi, un busto di Regina Milli e un busto di Michele Mirenghi). L’opera migliore di Fiore resta il monumento a Piccini, per la quale l’autore venne insignito della Croce della Corona d’Italia. L’opera è lì dal 10 maggio 1885. Costò 28mila lire, raccolte col contributo di un Comitato di cittadini e dell’ente provinciale. Il giorno dell’inaugurazione del monumento, racconta Gigi De Santis, oratore ufficiale fu l’avvocato Michele Bellucci. L’orazione fu seguita dall’esecuzione, ad opera del 57° e 58° Reggimento di Fanteria, di alcune arie di Piccinni. In serata al Teatro Piccinni andò in scena  ‘Napoli di carnevale’ di De Giosa. Fra un atto e l’altro furono eseguite altre composizioni del Maestro. Il programma si chiuse con la sinfonia ‘A Piccinni’ di Enrico Annoscia e ‘Omaggio a Piccinni’ di Nicola Faenza. Il monumento a Piccinni è rimasto per quasi un secolo privo di qualunque cura. La situazione era divenuta intollerabile : la scultura si presentava ricoperta da una patina grigia prodotta dallo smog e col marmo corroso in più punti ; per di più la penna d’oca che Piccinni che reggeva nella destra era sparita. Solo nel 1983 si procedette al restauro (la penna mancante fu realizzata e donata da altro artista barese, Mario Piergiovanni).

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 4 Maggio 2019

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