Cultura e Spettacoli

“Quel lavoruccio non dispiacque”

Piaccia o no, centosessanta anni fa nasceva il Regno d’Italia. Non essendo possibile tornare indietro, teniamoci l’evoluzione repubblicana di quel remoto stato di cose, custodendolo meglio che possiamo (resta il male minore). Tra le blande celebrazioni di questa ricorrenza va annoverata un’iniziativa della Pinacoteca Metropolitana Corrado Giaquinto che richiama l’attenzione sul tema unitario attraverso un video divulgativo a proposito di ‘I figli del popolo’, un olio su tela dipinto da Gioacchino Toma, artista pugliese nato a Galatina il 24 gennaio 1836 e scomparso a Napoli il 12 gennaio 1891 (l’opera – vedi immagine – è conservata presso la Pinacoteca barese). Dipinto nel 1862, il soggetto non nasconde sia l’intento celebrativo che il messaggio ‘formativo’, entrambi palesi nella rigidità (pre)militare del bimbo sullo sfondo e nella fissità quasi devozionale del piccolo in primo piano al cospetto delle effigi di Garibaldi e Re Vittorio esposte in modalità altarino. Si tratta però, va riconosciuto, di un lavoro coerente col credo politico dell’allora giovane pittore : Toma, che fra il 1857 e il 1858 dovette patire diciotto mesi di confino a Piedimonte d’Afile per cospirazione anti borbonica, si arruolò fra i garibaldini ; catturato, fu a un passo dalla fucilazione da cui lo salvò in extremis l’arrivo di truppe piemontesi al comando del generale Cialdini). Curiosa la storia di questa tela di 34×25 cm. che lo stesso autore racconta nella sua unica opera letteraria,  ‘Ricordi di un orfano’. Nel 1862 Toma, che all’epoca aveva ventisei anni, dietro invito di Domenico Morelli, presidente della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli, si era presentato alla prima esposizione di quella Società con due tele : ‘Il denaro di San Pietro’, noto anche come ‘Il prete reazionario’ (in cui si rappresenta un sacerdote tormentato dal dubbio se col ricavato della questua finanziare o meno il brigantaggio) e ‘I figli del popolo’. Per quanto all’ultima Mostra Borbonica gli fosse stata riconosciuta una medaglia d’argento, Toma era un esordiente, ancora dubbioso circa il proprio talento. Per esempio credeva più nel soggetto del prete che in quello dei bimbi patriottici, tant’è che a quest’ultima “bambocciata”, come ebbe a definirla, volle assegnare un prezzo di vendita così modesto che Morelli, chiamato il segretario, si prese la libertà di segnare sul cartellino un prezzo doppio. Avrebbe potuto anche quadruplicarlo. Infatti “quel lavoruccio non dispiacque e fu subito acquistato”. Non solo, portò anche fortuna a Toma : “mi procurò diverse commissioni di quadrettini di quel genere con cui per circa un anno riuscii a procacciarmi la vita”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 24 Marzo 2021

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