Cultura e Spettacoli

Quel veliero della Serenissima dal carico ‘sporco’

Il 24 marzo 1607, a un centinaio di metri da Torre Mileto, stazione balneare di San Nicandro Garganico, si arenava una marsiliana, la Poma Santa Maria, in viaggio da Corfù a Venezia. Trasportava merci varie tra cui dodici cannoni e numerosi archibugi ; di quei grossi calibri tre sono stati recuperati di recente ; gli altri giacciono ancora là sotto, sommersi dalla melma assieme ai rudimentali fucili. Stando alle cronache del tempo, il comandante della nave, Simon Batacchio, appena in salvo abbandonò alla sua sorte nave e carico per guadagnare con la massima sollecitudine un imbarco alla volta di Venezia. Quali le ragioni di tanta fretta, perché non adoperarsi per salvare il salvabile ? E’ interessante che i documenti di bordo del veliero tacciano a proposito delle armi. Un carico di contrabbando, dunque. Batacchio usava le navi della Serenissima come copertura per lucrosi traffici personali, oppure era la stessa Venezia che prestava le proprie navi per operazioni ‘sporche’? La Poma Santa Maria, che come abbiamo detto era in viaggio verso Venezia, aveva imbarcato i cannoni a Corfù, all’epoca sotto il dominio della Serenissima, come anche tutto il versante adriatico dei Balcani. Avendo più senso che cannoni si muovessero da Venezia per andare a rinforzare qualche lontano emporio piuttosto che il contrario, è da pensare che quel carico d’armi fosse destinato a un porto dello Stato Pontificio oppure dello stesso Regno di Napoli in vista di un’insurrezione. Considerata la maggiore stabilità del primo, non resta che pensare al Meridione oppresso dagli Spagnoli. Per foraggiare le sue guerre, Madrid usava la ‘colonia’ italiana come serbatoio fiscale, con grave malcontento delle popolazioni sottoposte. Che in Puglia si stesse tramando? Forse la segreta missione della Poma Santa Maria prevedeva lo sbarco del carico d’armi presso qualche fortezza della costa garganica da cui doveva prendere il via l’insurrezione. E invece un cattivo schermo del maestrale spinse la marsiliana su un malaugurato banco di sabbia. Non essendoci modo di far sparire le armi gettandole in acqua, dove sarebbero rimaste visibili, il comandante dovette fare fagotto prima dell’arrivo di sospettosi funzionari spagnoli ; rischiava la decapitazione o la condanna ai remi. Due dei cannoni recuperati ornano l’ingresso di Torre Mileto, oggi restaurata ; il terzo cannone pare sia conservato all’interno della costruzione. Intanto i cacciatori di tesori continuano a frugare tra i resti della Poma Santa Maria. Confidano nel giusto moto ondoso. Se i cannoni si presentano liberati dalla melma si può tentare il colpo. Chissà che può rendere sul mercato clandestino un cannone del Seicento. Niente, niente un 5mila euro?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Luglio 2013

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