Cultura e Spettacoli

Quella Bari assediata e indomita

In occasione del bicentenario della ‘seconda’ Bari, Vito Antonio Loprieno coglie il destro per raccontare un grande fatto relativo alla ‘prima’ Bari e che risale a poco più di mille anni fa. Romanzando la liberazione della città dalla morsa saracena ad opera della flotta veneziana nel 1002, l’autore sforna questo ‘Il tredicesimo papiro – Anno Domini MII’, edito il mese scorso da Il Grillo. Attento alle ultime tendenze della narrativa commerciale, Loprieno si documenta con scrupolo e astutamente confeziona un romanzo piacevole e che si presta ad un ‘consumo’ rapido (il che segnala sicuro mestiere). Notevole lo sforzo organizzativo posto alla base della stesura. La necessità di coniugare fantasie ragionevoli e vero storico impone qui un delicato esercizio di equilibrismo che si protrae dalla prima all’ultima di queste 267 pagine. La difficoltà di questo esercizio viene acuita dal gran numero di personaggi, peraltro dislocati su fronti diversi, il teatro d’azione non limitandosi alla Bari antica ma spaziando tra campo saraceno, porti adriatici e Palazzo Dogale (una eventuale trasposizione cinematografica significherebbe investimenti da kolossal). ‘Il tredicesimo papiro’ è affresco accurato della Bari dell’anno Mille, una città multietnica e dinamica, ‘odorosa’ di navigli, magazzini, merci e mercati ma pure insofferente dei Bizantini, padroni tracotanti ed esattori implacabili. Seguendo una struttura da saga, microstorie si aprono all’interno di una vasta narrazione illustrando sia il quotidiano più spicciolo del popolo che la grandeur dei potenti, il cinismo della Serenissima, l’avidità di Bisanzio, l’opportunismo del clero. Non contento di tanta pittura, Loprieno trova come ficcarci dentro l’amore, poi tinge il tutto di cadenze suspence ed ecco un mercante armeno assassinato a causa di un certo commercio di reliquie, papiri ‘premonitori’ che sbucano da casse dimenticate… Infine arriva l’assedia e si fa strada l’epica. Preziose, per il non facile sforzo immaginativo, le pagine che descrivono gli assalti e, dopo, la decisiva battaglia navale. Nell’insieme una storia ben costruita e sufficientemente originale. Qualche perplessità, al più,  sollevano nei dialoghi episodiche cadute di tono tipiche della più sciatta cinematografia USA o, al contrario,  ricercatezze espressive impensabili in bocca a popolani. Peccati veniali. Dopotutto, è come se Loprieno, sedotto da fatti che ‘vede’, si lasciasse prendere la mano e divenisse entusiasta fruitore della propria fantasia. – Vito Antonio Loprieno, nato a Monterotondo di Roma ma di origini baresi, ha vissuto sino a 16 anni a Matera. Grande appassionato della storia del Mezzogiorno d’Italia, ha pubblicato i romanzi ‘Lorodipuglia’, ‘Il mare di lato’, ‘Il peccato’.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Novembre 2013

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