Quella privatizzazione ‘vexata quaestio’ come non mai, tra mine e minacce
“Non è con la denigrazione, né con la demonizzazione, tantomeno con la demolizione tout court di ogni proposta che si può scrivere il futuro dell’Ente fiera del Levante. Tanto più che di fronte a quello che sembrava l’inarrestabile declino della Fiera, la biennale presidenza tecnica di Ugo Patroni Griffi registra un serio tentativo di mettere un punto fermo, a cominciare dai conti e dal processo di risanamento, senza dover licenziare”, spiega tutto d’un fiato il Senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri. Che continua parlando del progetto “dolosamente lasciato per anni nel doppiofondo di qualche cassetto”, per una operazione che in questi anni è partita dal taglio della spesa improduttiva, fino a un piano di programmazione capace di produrre dei ricavi e all’immissione di professionalità specifiche per governare il cambiamento in un settore in crisi che richiede nuovi prodotti e più efficaci strumenti operativi, anche di marketing, è stata imboccata. “Stiamo, dunque, ai fatti e alle proposte. Tutto il resto sono armi spuntate e, oltretutto, controproducenti”, rimarca d’Ambrosio Lettieri. Insomma, non accenna a diminuire la tensione attorno alla privatizzazione dei servizi della Fiera del Levante, al centro di un paio di interrogazioni presentate dal Movimento Cinque Stelle e dal gruppo di Forza Italia, per una volta uniti un paio di mesi fa sul tema. Sia i consiglieri pentastellati, difatti, che i forzisti hanno sollevato dubbi sulla legittimità delle procedure per la concessione in gestione degli spazi fieristici: tra le numerose obiezioni avanzate, quelle sulle modalità di pubblicazione del bando, sulla mancata previsione di assorbimento degli attuali dipendenti dell’Ente fieristico e sulla possibilità per l’aggiudicatario di sviluppare investimenti e interventi immobiliari. A rispondere, in ogni caso, l’assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone, che ha tenuto a sottolineare che la Regione esercita un controllo meramente amministrativo e non di legittimità sugli atti della Fiera, che rientrano nella sfera di autonomia gestionale dell’ente. L’assessore, lo ricordiamo, ha richiamato le procedure messe in campo dall’Ente Fiera, e confermato che il piano, con tutta la documentazione ad esso allegata, inclusa la manifestazione di interesse, è stato ritenuto dal servizio regionale idoneo a raggiungere gli obiettivi previsti dalla legge. “La Regione – ha ribadito l’assessore – ha pieno interesse per la Fiera del Levante e lo ha dimostrato sostenendo la Fiera nell’organizzazione di importanti manifestazioni e ha interesse alla salvaguardia dei livelli occupazionali per i quali ha partecipato a numerosi tavoli di incontro, di riunioni in sede occupazionale con la task force della Regione, sostenendo la necessità che il piano di ristrutturazione delle attività della Fiera, qualunque esso fosse, da chiunque proposto, dovesse tenere in conto anche quei livelli occupazionali”. Ma non basta. Comune di Bari, Città metropolitana, Camera di Commercio, Regione e la stessa Fiera del Levante, abbandonate la formalità di una superata e inutile procedura pubblica, che per ben due volte non ha visto il coinvolgimento di alcun “privato” hanno portato a soluzioni illegittime, secondo il M5S, nella forma e confuse nella sostanza. A dimostrazione che l’affare cessione della Fiera di Bari è ancora ‘vexata quaestio’.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 10 Dicembre 2015