“Questo pane va molto oltre il valore, pur rilevante di semplice cibo, ma è un collante con la gente”
Lucia Forte, Presidente del Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione del pane di Altamura
Ha le idee chiare, da grande imprenditrice di successo. Del resto parlano per lei i risultati e quello che fa ogni giorno alla guida della corazzata del pane di Altamura, la ormai rinomata Oropan di cui è AD, vanto della nostra terra. Parliamo di Lucia Forte che il Quotidiano ha intervistato nella sua qualità di Presidente del Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione del pane di Altamura dop. Questo pane, ormai celebre in tutto il mondo, non ha bisogno di ulteriori celebrazioni, tuttavia va protetto, difeso, e naturalmente valorizzato per quel che è: un gioiello. Altamura ne va fiera e possiamo dire che questo pane sia molto di più che un semplice e ottimo alimento, ma simbolo di una comunità e di un territorio. Insomma, è identitario.
Presidente Forte, intanto complimenti. Quali sono le ragioni del meritato successo di questo pane?
“Prima di tutto la sua bontà. Ma vorrei citare in sintesi, sviluppandoli, alcuni punti e argomenti che reputo centrali e fondamentali. Partiamo dal primo postulato, ovvero la riconoscibilità del prodotto e questo naturalmente lo rende rinomato a tutti. Poi, aggiungo un secondo elemento, altrettanto di rilievo: l’allineamento al territorio e questo porta ad una ulteriore conseguenza: il valore identitario, perchè questo pane non è soltanto un cibo, ma rappresenta l’anima, la storia, le tradizioni di una città, Altamura e direi di un popolo. In questo pane è racchiusa in poche parole una visione di esistenza, un pezzo di storia e di civiltà”.
Che cosa è questo pane?
“Non è solo un cibo, sarebbe riduttivo vederlo in questo modo anche se ovviamente l’aspetto primario è quello. Ma è appunto il simbolo della identità e della tradizione, valori che reputiamo di primaria e fondamentale importanza. E’ un fatto che risale al lontano passato storico, se consideriamo che circa mille anni orsono, il grande poeta latino, Orazio nel suo libro Le Satire, lo definiva il miglior pane. Aggiungo che da una indagine di mercato, e questi sono numeri e cifre non smentibili, sette persone su dieci interpellate lo riconoscono come pane di eccellenza”.
Quali altri lati si sente di evidenziare?
“L’ allineamento ai trend di consumo di pane italiano, che è al cento per cento fatto con materiale italiano e soprattutto non è replicabile. Il pane di Altamura è un prodotto certificato, e aggiungo: etico e sostenibile, funzionale, naturale e biologico”.
A che cosa risponde?
“Principalmente a due postulati: autenticità e trasparenza e poi è un elemento centrale in quella che viene elogiata da tutti, la dieta mediterranea”.
Che cosa si intende per prodotto identitario?
“Che in esso si riconosce un popolo, un territorio, frutto dell’ingegno umano. Questo pane va molto oltre il valore, pur rilevante di semplice cibo, ma è un collante con la gente, viene dal popolo e lo caratterizza, persino culturalmente. Non è un caso la candidatura tra i beni tutelati dall’ Unesco ed è figlio legittimo dell’ingegno umano”.
Insomma, pane e territorio…
“Esattamente, è segno del genius loci. Questo è un luogo diventato distretto del grano, un modello di efficienza e sapienza, una filiera che garantisce e questo è un aspetto indiretto ma importante, un indotto e risultati collegati nei vari settori che lo interessano”.
Eppure di tanto in tanto, specie all’estero, esiste la tentazione di taroccarlo e far passare per pane di Altamura quello che tale non è. Insomma, le solite falsificazioni…
“Questo accade, sicuramente. E appunto, uno degli obiettivi, sicuramente non il solo, del Consorzio, vigilare e monitorare che non sia replicato, ovvero imitato e venduto per quello che non è. Il Consorzio da sempre si batte e lo farà sempre, per la difesa, la protezione e la tutela di questo pane e vigilerà con tutte le sue forze nei confronti di ogni tentativo di contraffazione”.
Un altro degli obiettivi del Consorzio è quello di evitare lo spreco del pane…
“Infatti siamo per una politica di sobrietà, ci rendiamo conto che le abitudini alimentari sono mutate e ci regoliamo di conseguenza senza ovviamente snaturare o modificare quello che è frutto di tradizione e identità. Abbiamo una storia da difendere e un futuro da assicurare”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 17 Settembre 2024