Raccontare Édith. La sfida
Raccontare Édith Piaf, che sfida. Fra i molti che ci hanno provato si è di recente inserita Melania Giglio, autrice di ‘Édith Piaf – l’usignolo non canta più’, spettacolo che due giorni fa ha fatto tappa al Nuovo Abeliano per la stagione di Teatri di Bari. Quasi un trionfo. Un racconto nel quale si ripercorrono le poche gioie e i molti accidenti che segnarono il vissuto di questa donna-mito, un racconto ambientato nel salotto dell’ultima dimora della Piaf e che trae spunto dall’incontro avvenuto a Natale del 1960 tra la Piaf e il suo vecchio amico, Bruno Coquatrix, impresario de l’Olympia (oppresso dai debiti, Coquatrix riuscì a salvare lo storico teatro – che poi diresse sino alla morte, avvenuta nel 1979 – convincendo la Piaf, quasi prossima al ritiro a tornare su quel palcoscenico ; il che rivitalizzò un’artista ormai al lumicino col risultato di allungarle la carriera di qualche altra stagione, lasso sufficiente a consegnare alla Storia capolavori come ‘Non, je ne regrette rien’ e ‘Mon Dieu’). Accompagnata dal bravo, Martino Duane, un’intensa Melania Giglio si cala con grande aderenza nei panni dell’ultima Piaf, una donna lagnosa, malconcia e sciatta che rimembra giorni di fame, freddo e stracci, che muore di dolore al ricordo di Marcel Cerdan, l’uomo più importante della sua vita, una donna schiacciata dai tormenti del vissuto, un ‘fiore di marciapiede’ oramai appassito. Una decina i successi del ‘passerrotto in nero’ eseguiti dal vivo dalla Giglio col solo supporto di una base musicale; notevoli la padronanza del francese, l’estensione vocale, il colore timbrico e la vis interpretativa. Già felice, il risultato tocca l’apice nel finale, quando i riflettori si accendono sull’ultima Piaf: Una cantante già leggendaria ma che morfina, alcool e psicofarmaci hanno reso l’ombra di se stessa, eppure ancora in possesso dell’energia per salire sul palco e sferrare un ultimo colpo di coda da consegnare alla Storia. ‘Non, je ne regrette rien’ suona così straziante che per una scheggia piccolissima di tempo, il miracolo inquietante di una Piaf rediviva percorre come un brivido la platea. Bella la regia di Daniele Salvo che, pur dovendo far i conti con elementi grevi. trova come colorare di tenero questo piccolo monumento alla memoria. Scene di Fabiano Di Marco, costumi di Giovanni Ciacci. – Prossimo appuntamento per la stagione di Bari: giovedì 17 gennaio al Teatro Kismet con ‘Vita oscena di Brenda Wendel Paes’, di Simonetta Damato e Gabriele Paolocà ; regia di Gabriele Paolocà con Simonetta Damato (Compagnia Damato Paolocà). L’opera s’incentra sulla tragedia di Brenda Wendel Paes, la transessuale coinvolta nel caso Marrazzo e trovata carbonizzata in un appartamento della periferia di Roma il 20 novembre di dieci anni fa.
Italo Interesse
Pubblicato il 16 Gennaio 2019