Cultura e Spettacoli

Radio Exodus : scorz’e tutt!

Esistono cose da cui non si guarisce. La musica, per esempio. Certa musica. Vissuta quando hai l’età giusta, ‘quella’ musica non ti molla più, entra a far parte del tuo dna e, quasi il morso di un tarantola, periodicamente riemerge a reclamare il suo spazio, a rinnovare tormenti via via più forti a misura che il tempo – inesorabile – scorre. Sul finire degli ani sessanta Pinuccio Sinisi e Nicola Traversa erano due ragazzi che col nome di Ragged Fellows suonavano quel poco di rock che un’Italia bacchettona e una Bari provincialissima potevano consentire. Ma poteva bastare. A quasi mezzo secolo di distanza quel richiamo torna a echeggiare e per due eterni ragazzacci riassaporare almeno l’odore di quei giorni si fa imperativo categorico. Il tuffo nel passato, negli anni ‘più peggio’ della loro vita, avviene con modalità sfumate, all’interno di uno spettacolo teatrale che è Amarcord di una generazione. “I più peggio anni della nostra vita”, scritto, diretto e interpretato dai lazzaroni di cui sopra, è in cartellone al Duse. Pino e Vito, una coppia di ex musicisti, un cialtrone e un tamarro, due precari di lungo corso costretti alle soglie della pensione a strappare ancora la vita, rastrellano i risparmi e si giocano l’ultima carta : mettere in piedi Radio Exodus. Riusciranno i nostri eroi a riempirsi le tasche di soldi con gli sponsor ? Le premesse sono delle peggiori : Siccome non si può che andare in diretta, emergono i guasti di una tecnologia rudimentale e di una totale assenza di programmazione. Tanto fa da cornice agli screzi (ameni) e alle non meno spassose cadute di stile di una coppia pasticciona. Ma proprio per questo i due fanno simpatia ; e poi suonano, cantano in un modo che prende al cuore. Fioccano allora le telefonate, aumentano gli equivoci, le figuracce… “I più peggio anni della nostra vita” scorre a metà strada fra cabaret e teatro, aprendo oasi di grande musica in acustico. Successi dei Led Zepelin, dei Kenneth Dead e di alcuni eroi di Woodstock vengono più accennati che eseguiti ; la sottile carica autoironica che li sottende non toglie niente al loro fascino di cover arrangiate con intelligenza e mestiere. Quasi due artisti di strada Pino e Vito danno vita a un involontario varietà radiofonico che cela una grande malinconia di fondo. Questo retrogusto amaro che stride con la buccia ridanciana (lo stesso contrasto che in scena vede il tormento del bravo Sinisi entrare in contrasto con la greve comicità di Traversa) costituisce, ci pare, il lato più interessante dell’allestimento. Un allestimento dove certamente non si sciala tra costumi, disegno luci e scene ma al quale per giustificarsi basta il talento del solito Sinisi, ben supportato, soprattutto alla chitarra, dal simpatico Traversa.

Italo Interesse


Pubblicato il 4 Ottobre 2013

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